di Gabriele Bonafede
La sconfitta della Lega e di Salvini in Emilia-Romagna è netta, decisa, inappellabile. La vittoria di Bonaccini e del centrosinistra è stata giustamente paragonata a una “Stalingrado”: l’inizio della fine per le armate nazifasciste, spintesi nel nulla attraverso l’odio e la follia.
Tanto più che la vittoria di Bonaccini (qui i risultati) è maturata in condizioni particolarmente avverse. La TV italiana ha decisamente e vergognosamente sostenuto la Lega dando ampio spazio a elucubrazioni di parte.
I “social network”, a cominciare da Facebook, hanno permesso alla “Bestia”, il sistema di disinformazione leghista sui social, di lanciare una campagna elettorale semplicemente vergognosa e degna della Rundfunk tedesca degli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso.
Senza alcuna dignità, sono state sparse falsità e sconcezze in quantità. Il culmine lo si è avuto con quella indegna citofonata condita da un ambiente di delazione dal disgustoso puzzo di razzismo. Al quale il centrosinistra con Sardine, moderati, democratici di tante provenienze, si sono contrapposti. Sostenendo un candidato che ha ben governato e ha dimostrato vincenti capacità manageriali e politiche.
Lega sconfitta, trionfano le Sardine
Per questo il movimento delle Sardine è nato ed ha vinto. Per resistere, fermare e ribaltare una pericolosa deriva razzista e fascista. E per evitare un salto indietro di 2-3 generazioni e di un intero secolo. Ed ha vinto. Riuscendo a mobilitare evidenti risorse umane per un voto di assoluto dissenso nei confronti della Lega e di approvazione per i successi del governo regionale a guida Bonaccini.
La Lega esce sonoramente sconfitta da queste elezioni regionali in Emilia-Romagna. Salvini cerca di spacciare la disfatta in una specie di “testa-a-testa”. Che non c’è stato se non nella sua immaginazione citofonista e nella diffusione di sondaggi e messaggi farlocchi. C’è stato invece un vero centrosinistra, dove Italia Viva e molti moderati hanno fatto bene e lealmente la loro parte. Una parte di “merito” nella disfatta leghista va tuttavia ricercato anche nella sciagurata candidatura per il centrodestra.
In Emilia-Romagna il centrodestra ha candidato un personaggio dalla evidente inconsistenza politica. Una candidata che più volte ha dimostrato la sua mancanza di conoscenza a proposito della Regione che avrebbe voluto governare.
Alcuni tweet sono stati al limite del ridicolo, promettendo cose che erano già in essere da anni se non decenni. Per non parlare di altre gaffe e di un profilo di subalternità a Salvini semplicemente imbarazzante.
Ma ciò che ancora non hanno rilevato i soloni della TV italiana è che la Lega non è stata sconfitta solo in Emilia-Romagna, ma anche (e con maggiore sorpresa) dove teoricamente avrebbe voluto e dovuto vincere: in Calabria.
Calabria: vince il centro-destra ma Lega sconfitta
Vero, il centrodestra ottiene agevolmente la Presidenza della Calabria. Ma con quali rapporti di forza al suo interno? In Calabria il partito di Salvini perde ben 10 punti percentuali in pochi mesi. Ed esce praticamente dimezzato rispetto alle elezioni europee del maggio 2019. Passa dal 22% al 12% e da quasi 165mila voti a meno di 96mila (qui i dati delle ultime europee in Calabria). Un salasso, anziché il balzo che avevano sperato i leghisti.
Questa dura sconfitta della Lega in Calabria è persino più evidente nei numeri e nelle percentuali di quella patita da Salvini in Emilia-Romagna. La nuova presidente della Calabria non ha infatti bisogno della Lega per governare. Di più, la Lega in Calabria non è riuscita a cogliere gli effetti dello sport più popolare in Italia e specialmente nel Mezzogiorno: il salto sul carro del vincitore. Nemmeno con la prospettiva di saltare sul carro della Lega gli elettori calabresi si sono affidati al “carroccio”.
Il centrodestra calabrese vince infatti per merito di altri partiti della coalizione, molto più moderati della Lega. Una coalizione che è più di centro che di destra: partiti di centro-destra e di centro raccolgono più voti di Lega e Fratelli d’Italia messi insieme. Pur essendo una regione tradizionalmente forte a destra. La Calabria aveva un forte Msi che fu capace persino di sostenere una rivolta amministrativa di estrema destra nel 1970-71.
A conti fatti, l’88% dei votanti calabresi non ha votato Lega. Se si considera anche l’astensione, sia arriva quasi al 95%. La quasi totalità del corpo elettorale calabrese non ha votato la Lega di Salvini, nonostante la campagna martellante di TV, giornali e social. Il che, più che un insuccesso, è una sconfitta della Lega, viste le premesse e vista la vittoria stessa della candidata calabrese del centrodestra. La sconfitta della Lega è dunque doppia, se non tripla.
Cinque Stelle allo sbando e flop giallo-verde
Va aggiunto che le due regioni ieri al voto hanno soprattutto bocciato il Movimento Cinque Stelle (M5S), forse in maniera definitiva. I voti grillini si sono sciolti come neve al sole. Anche qui, lo si vede soprattutto in Calabria. Nel 2018 è stata una roccaforte indiscutibile del M5S con il 43,4% dei voti. Ma adesso, la sconfitta del M5S in Calabria, oltre ad essere impressionate, fa il paio con la sconfitta della lista della Lega.
Basti pensare che pochi mesi fa, alle elezioni europee del maggio 2019, Lega e M5S insieme avevano raccolto qualcosa come il 49,3% dei voti, nonostante il crollo, già allora, del M5S (dal 43,4% al 26,7%). Adesso, Lega e M5S che sembravano spadroneggiare nel 2018-2019, in Calabria raccolgono assieme solo il 18,5% (12,2% Lega e 6,3% M5S).
C’è un evidente arretramento di quella alleanza di governo giallo-verde che andava in giro per balconi e piazze dicendo di aver “trionfato” nel 2018. Sembra siano passati trent’anni e non due. Se il M5S è ormai al si salvi chi può, l’alleanza giallo-verde è morta e sepolta, con esequie e “bacioni” di rito.
Lega al governo in Sicilia? Meglio pensarci due volte
La nuova presidente della Calabria, Jole Santelli, farebbe bene a non assegnare alcun assessorato ai leghisti. Che non solo non lo meritano a causa della loro storia ferocemente anti-meridionalista, ma anche perché oggi la Lega non piace al 95% dei calabresi. Per giunta, può governare meglio senza il sostegno della Lega, che non appare decisivo nei numeri. I leghisti calabresi sarebbero solo una palla al piede e un imbarazzo dfficile a dissimulare
I risultati calabresi, inoltre, dovrebbero far riflettere il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Forse è il caso di evitare un’entrata dei leghisti a Palazzo d’Orleans. Perché, così facendo, rischia il collasso definitivo della sua credibilità di fronte ai siciliani.
In Sicilia, c’è infatti una formazione raccogliticcia di deputati regionali neo-leghisti provenienti da altri partiti. I quali scalpitano e citofonano ai piani alti per entrare in giunta. Quale sarebbe il valore aggiunto politico ed eventualmente elettorale di una giunta Musumeci-Lega? Una cosa è certa: Musumeci è stato eletto nel 2017 grazie a un movimento relativamente moderato come “Sarà Bellissima”. Ma anche un’altra cosa è certa: una gunta Musumeci-Lega sarà bruttissima. Meditate, bellissimi, meditate.
In copertina, Sardine a Bologna durante la campagna elettorale.