di Maria Teresa de Sanctis
Accade spesso che il passato influenzi, in maniera più o meno consapevole, il nostro comportamento, soprattutto quando tante sono le nostre primavere. In sostanza, che ci piaccia o no, tutti siamo il risultato delle esperienze che abbiamo vissuto.
Esperienze che naturalmente lasciano un segno diverso in ciascuno di noi a seconda della propria sensibilità, del proprio modo di essere e di quei tanti e tanti fattori che rendono ciascuno di noi un individuo a sé.
Allora tutto quello che potrebbe sembrare senza senso nel presente, è nel passato che trova il proprio motivo di essere.
Qualcosa di simile lo si racconta nell’ottimo film “Il mio profilo migliore”, titolo originale “Celle que vous croyez”, del regista francese Safy Nebbou.
Un film che innanzitutto si giova di due interpreti d’eccezione. Juliette Binoche, una docente universitaria sulla cinquantina che finge di essere su Facebook un’affascinante ventiquattrenne, e Nicole Garcia, che interpreta la sua psicoterapeuta.
La vicenda trae spunto dall’omino romanzo di Camille Laurens (Celle que vous croyez, 2016). Ma la banalità del titolo in italiano non rende onore alla profondità del tema trattato. In realtà il tema è il desiderio di essere amati quando si è donne non più giovani. Forse era meglio tradurre in “Colei che ami”, oppure Quella che vi pare, come è stato tradotto il titolo del romanzo in italiano, edito da Edizioni E/O (2017), forse con un velato rimando pirandelliano.
E se la differenza d’età nella coppia non conta quando è l’uomo ad essere più grande, lo stesso non accade se è la donna ad essere la maggiore. D’altronde ben sappiamo come la società, costruita in massima parte sui desideri e i bisogni dell’uomo, debba ancora evolversi in tal senso.
Bravissima la Binoche a catturare l’anima dello spettatore con i suoi patimenti e le sue piccole gioie, quasi a ricordare che l’amore non ha età. Altrettanto brava l’altra grande attrice francese, la Garcia, nel restituirci lo sguardo attento della psicoterapeuta sempre guardinga a non farsi trascinare troppo nelle vicende della sua paziente.
Vicende che nonostante tutto sembra riescano a farle vivere emozioni ormai quasi da lei dimenticate. Molto bella la regia che valorizza con un crescente dinamismo una sceneggiatura senza dubbio intrigante. Un artificio classico infine, lo scambio di identità, che diventa facilmente attuabile con Facebook nell’epoca moderna, proiettando l’esistenza in un mondo virtuale dove è possibile, e per nulla difficile, perdersi.
Ecco il trailer ufficiale in italiano:
1 thought on ““Il mio profilo migliore”, ovvero colei che ami”