di Maria Teresa de Sanctis
Che la realtà possa spesso superare la fantasia per la particolarità di eventi e situazioni, è cosa ben nota. E questo purtroppo accade anche per delitti efferati e vicende terribili.
Come l’orribile massacro dell’attrice Sharon Tate, giovane moglie di Roman Polanski, uccisa nella sua villa con alcuni suoi amici nel 1969 per mano della banda di sbandati capitanata dal diabolico Charles Manson.
L’ultimo film di Quentin Tarantino, “C’era una volta a… Hollywood” rievoca con misura ed eleganza questi tristi fatti, offrendoci un omaggio al cinema e un gentile ricordo della tanto bella quanto sfortunata attrice.
Con la grande capacità affabulatoria per immagini che gli è consueta, e che tanto amiamo, Tarantino ci porta dietro le quinte dello sfavillante mondo hollywoodiano del cinema anni sessanta.
Attraverso le vicende di un divo della televisione in declino, Rick Dalton, interpretato da un ottimo Leonardo Di Caprio, e della sua controfigura nonché grande amico, lo stuntman Cliff Booth (Brad Pitt, anche lui al meglio).
Tarantino e un cast stellare. La realtà supera la fantasia
Il risultato è un racconto dal ritmo contenuto, perfetto nell’ambientazione e nella caratterizzazione dei personaggi, grazie ad un cast tutto di attori semplicemente stellare, quali Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley, Al Pacino, Kurt Russell, Tim Roth, giusto per citarne alcuni.
In questo film Tarantino è più compassato del solito. Racconta questi fatti con reverenza, ci sembra quasi un segno di rispetto verso quella realtà che fu più crudele di quanto anche la sua ben nota fantasia orrifica avrebbe potuto creare. Non serve aggiungere altro alla realtà, insomma.
Il film è anche un delizioso affresco di quel cinema degli anni sessanta tanto amato dal regista, raccontato secondo il suo stile, con immagini ricche di citazioni e rimandi a topos cinematografici, qui specificatamente del genere western.
E tra le righe leggiamo anche una critica a quel mondo edulcorato e luccicante. Ma non è tutto oro quel che luccica. Sono gli anni della guerra nel Vietnam, ed è singolare che l’unica che ne parli è una ragazza appartenente alla comune di sbandati hippies.
Una società che oltre a creare miti e divi per la gente, non tiene conto dei mostri che dall’abbandono possono venir fuori. Ed è lì che la banalità del male si manifesta e trova concreto terreno per maturare. Tutto questo, purtroppo, non accade solo a Hollywood.
Ecco il nuovo trailer in italiano: