di Maria Teresa de Sanctis
Ottimi ingredienti creano spesso delle aspettative e questo sia che si tratti di una pietanza che altro. Rimanendo in ambito culinario, ad esempio, di certo una torta preparata con quel che più ci piace e magari anche bella a vedersi, inevitabilmente comporta la classica acquolina in bocca.
E se poi si rimane delusi lo sconforto è duplice. Mettendo da parte i dolci e parlando di cinema, è con uno stato d’animo assai simile, in termini di aspettative, che abbiamo visto il film “Il professore e il pazzo”, del regista iraniano Farhad Safinia, noto anche con lo pseudonimo di P. B. Shemran.
Un soggetto affascinante e ottimi interpreti, però, non hanno soddisfatto le nostre attese. La storia, peraltro vera, racconta dell’eccezionale impresa, siamo nel 1879, dello studioso scozzese James Murray per la stesura di un dizionario, l’illustre Oxford English Dictionary, che elencasse, spiegandone il significato e l’uso, ogni parola inglese.
Per fare questo il professore, interpretato da Mel Gibson, chiede aiuto a dei volontari e il caso fa sì che fra questi vi sia un singolare personaggio, un dottore americano che ha perso il senno, interpretato da un ottimo Sean Penn, rinchiuso in un manicomio criminale per omicidio.
Il film non annoia perché la vicenda in sé è affascinante: un appassionato autodidatta, il professore, e un medico chirurgo traumatizzato dagli orrori della guerra, rincorrono la vita e il significato delle parole nel corso del tempo, soggette alle trasformazioni che il vivere comporta, essendo esse stesse nutrimento e linfa vitale della lingua.
E sappiamo bene come questo sia vero, ovviamente oltre che per l’inglese anche per ogni lingua parlata che è in sé un’entità viva e sempre in divenire. Motivo questo per cui, l’impresa del professore ha in sé quel gusto dell’inarrivabile che tanto prende. Ed è proprio per questo, per la materia di cui si parla, che il regista rivela la sua inadeguatezza nel raccontarci questa incredibile storia.
Se il folle medico di Sean Penn ci regala ottime alternanze fra disperata pazzia e sofferta lucidità, resta invece assolutamente mediocre il personaggio del professore, interpretato senza alcuna vivacità da Mel Gibson, privo di quella fiamma della passione che dovrebbe animare chi, stregato da un’idea, alimentata da capacità al di fuori del comune come spesso accade per chi ha una formazione da autodidatta, persegue un progetto pur intuendone l’immane difficoltà.
Restano comunque pregevoli gli scambi di battute fra i due nel reciproco piacere dello scoprire, e quindi dare vita recuperandole dal passato, alcune parole e la loro definizione e etimo. A tal proposito ci sembra doveroso osservare come la visione di questo film dovrebbe assolutamente essere in lingua originale per potere apprezzare ancora di più lo spirito che aleggia nell’inseguire l’eroica impresa.
Eppure, il film ci lascia senza alcun entusiasmo, a parte lo stupore nell’apprendere che si tratta di una storia vera. Forse il regista si è adagiato troppo sulla bellezza del soggetto e sul fascino delle due figure principali, il professore e il pazzo che danno il titolo al film, nell’originale “The Professor and the Madman”.
Ma che gusto c’è a parlare di follia senza quella frenesia, contagiosa talvolta, che anima i folli? E qui ci riferiamo al professore, che nella realtà sarà stato di sicuro una persona eccezionale, nel suo volere immergersi e spaziare in quel mare infinito che è una lingua.
Come consolazione, e dopo tutto non è cosa da poco, possiamo sempre dare spazio alla nostra immaginazione. E intanto è bello pensare che anche le idee più irrealizzabili (le chiamiamo anche sogni) possano diventare realtà.
Ecco il trailer ufficiale in italiano: