di Vincenzo Pino
Aveva raggiunto i 14 milioni di contatti giornalieri, sui social ad Agosto 2018, al tempo della smargiassata sulla nave Diciotti. Alcuni milioni di italiani erano in delirio per lui, fustigatore delle Ong, trattati alla stregua di commercianti di uomini e complici degli scafisti.
E lui imperversava con centinaia di apparizioni al giorno, ben orchestrato dalla “Bestia” quel complesso di rilevatori del web, che segnalavano quali erano le propensioni degli Italiani. Ed in quella estate calda il “dalli al migrante”, era il refrain preferito.
La pacchia, i 35 Euro al giorno, l’egoismo europeo da ricattare con alcune decine di disperati ,massacrati nei campi profughi libici era “musica divina” per una parte degli italiani che ne avevano fatto salire i consensi dal 17% del 4 marzo al doppio di quel torrido Luglio. I pentastellati, asserviti alle sue voglie, Toninelli che annunciava la chiusura dei porti, Conte che si infastidiva ai messaggi di buon senso del Presidente Mattarella sulla vicenda.
Insomma un’apoteosi. Che permetteva di bypassare qualsiasi elemento di razionalità ai sodali del ccntratto.
L’attacco alla Commissione Europea che cercava di modificare il trattato di Dublino, così sfavorevole all’Italia, la ripartizione obbligatoria dei migranti, derubricata a volontaria, secondo i desiderata del blocco di Visegrad, tutte le follie perpetrate incontravano il consenso ed il sostegno del “popolo”.
Gli obblighi di Tria in sede di Ecofin, cancellati dal delirio, anti Junker ed anti Europa, convinti che si fosse alla fine di un epoca in cui sarebbe trionfato il sovranismo solidale In Europa (che volendo è un ossimoro).
Gli italiani chiamati alle armi contro l’invadenza straniera da uno che col tricolore poco tempo prima ci si sarebbe asciugato il sedere, sembrava tutto un modo rovesciato e condannato alla follia.
Ma poi…
Ma poi ci fu la manovra e la baldanzosa vittoria contro Tria si arenò dalle parti di Bruxelles. E per l’occasione mandarono a trattare Conte. Ci fu il terremoto a Catania e l’uccisione di un congiunto di un pentito di camorra che furono accolti in giornata da un post in cui Matteo sbavava Nutella come un maiale. L’immagine si è andata appannando giorno dopo giorno.
Ma il Lumbard non resiste alla tentazione dell’onnipotenza, eccitato dalla vittoria abruzzese, si è precipitato in Sardegna per la crisi del latte.
“Motivi di ordine pubblico” ha squittito Centinaio di fronte alle proteste dei grillini che hanno visto in questo intervento una indebita invasione di campo del ministero dello sviluppo. Ma noi sappiamo che Salvini è andato lì per capitalizzare la protesta legittima dei pastori in vista delle elezioni del 24 nella stessa regione.
E per non farci mancare niente ha dichiarato: “Non mi alzerò dal tavolo fino a quando il prezzo del latte non arriverà ad un Euro al litro”… la trattativa non è andata bene per cui quel prezzo sarà raggiunto, secondo la proposta del governo, tra tre mesi. Guarda caso dopo le elezioni europee.
Tre mesi al tavolo doveva stare, secondo le promesse fatte ai pastori sardi. Persone notoriamente ostinate e poco propense alle chiacchiere: sono rimaste ancora lì a protestare. Coi migranti è stata facile, coi terremotati si è travestito col giubbotto della protezione civile, ma qui la mimesi non è riuscita.
Sarà meglio che non ts faccia vedere più in Sardegna e non cercare di travestirsi da pastore: potrebbe finirire a scappare inseguito dai cani sciolti dai pastori.
E la “bestia” non lo salverà dai pastori inferociti, loro seguono poco i social. Nel frattempo, i contatti giornalieri sui social sono comunque diminuiti verticalmente come le sue presenza.
Quanto meno ci risparmieremo il suo mento insozzato di volta in volta dalla Nutella, dallo sbrodolare dell’olio, dalla sua gola permanentemente ingozzata.
E scusate se è poco per me segna l’inizio della fine, con eventuale contorno di processo per sequestro di persona.