Ecco come il ministro del lavoro semina disoccupazione e precariato
di Vincenzo Pino
Si è concluso con legittima soddisfazione dei lavoratori della Foodora il ricorso alla Corte di Appello di Torino.
Grazie all’articolo 2 della legge 81/2015 (Jobs Act) ne è stata prevista la loro identità di lavoratori subordinati con diritti annessi al posto di quella di collaboratori coordinati e continuativi.
Insomma un contratto di collaborazione non può essere una scappatoia per evitare rapporti di lavoro subordinati. Tutto questo grazie alla normativa del Jobs Act che ne limita fortemente la somministrazione.
Basterebbe solo questo elemento per riconoscere che il Jobs Act è un provvedimento che limita il precariato e fonda un nuovo sistema di diritti ai lavoratori sotto i 15 dipendenti, cui viene estesa Cassa integrazione e Naspi.
Ed invece Cgil e Cinque Stelle hanno lanciato una campagna devastante contro il provvedimento. Lo stesso Di Maio, assunse a luglio l’impegno di risolvere la questione dei riders col decreto dignità convocandoli in massa al Ministero del Lavoro per una parata degna di miglior causa.
Additò nell’occasione il Jobs Act come terreno di coltura del precariato e nientemeno come “assassini” gli estensori del provvedimento.
Solo che nel decreto dignità non c’è traccia di di tutto questo. Ad ottobre, i poveri riders sono stati costretti a dire che Di Maio si era scordato di loro. Ma i giornali non lo evidenziarono con la stessa evidenza delle parate iniziali estive.
E però il tempo è galantuomo. Al contrario di Di Maio che continua a parlare di lavoro ma preferisce il precariato.
Infatti, ora, per assumere i 4500 “navigator” (cioè i cosiddetti tutor per i disoccupati) attiverà secondo le anticipazioni di Repubblica (vedi link) “contratti di collaborazione”. Toh guarda! Quelli che doveva cancellare a suo tempo (e non lo fece) ma che ora gli risultano utili.
Che paradossi della storia. E che paradosso delle funzioni: il Ministro del Lavoro che semina disoccupazione e precariato.
E la dignità?
Quelli che dovevano essere beneficiati dal cosiddetto “Decreto dignità” vengono licenziati alla scadenza dei contratti a tempo determinato (dopo due anni) avendo impedito il rinnovo relativo al terzo anno.
Chiunque conosce un po’ il mondo del lavoro sa che le aziende programmano attività ed assunzioni in relazione a commesse che possono essere rinnovate o meno. E che il contratto a tempo determinato rappresenta un equilibrio tra programmi di attività aziendali e carico di lavoratori per periodi definiti, appunto. Aver spezzato questo equilibrio ha determinato una ondata di licenziamenti e di mancati rinnovi.
E’ capitato in questi giorni al call center Abramo di Crotone dove 400 lavoratori sono stati licenziati per l’impossibilità a rinnovare loro i contratti.
Ma di questo Di Maio non parla. Sono 400 unità lavorative che nella provincia della Calabria rappresentano una parte importante del mercato del lavoro. Qui la sua politica, più che un boom economico, ha determinato un boom di disoccupazione di proporzioni immani per quel territorio.
Come ha risposto a questa ennesima creazione di disoccupati? Annunciando 4mila incarichi precari: i navigator.
Non so perché, ma Di Maio mi sembra la Camusso al tempo dei voucher quando ne pretendeva la immediata soppressione mentre però la Cgil li utilizzava per quasi un milione di Euro. E che riuscì a sopprimerli quasi del tutto quando Poletti cambiò la normativa. Ma lei non fu contenta, voleva il lavacro del referendum per additare i colpevoli, come faceva Di Maio.
Poi Di Maio li estese di nuovo, ma la Camusso…. zitta e pipa. Quello che dovevano raggiungere insieme con le fatwa sul Jobs Act lo avevano raggiunto: cacciare Renzi ed il Pd dal governo.
Ed ora sono lì. A fare tutto il contrario di quello che avevano promesso e che dovrebbero fare. Loro sono così: sempre a cercare di mettere regole agli altri ma poi sono i primi a non rispettare quando è il loro turno. Ve la danno la dignità: mani in terra e piedi in aria.