Per passare da una situazione di abbandono a una riqualificazione del Real Parco della Favorita di Palermo è necessaria la realizzazione di un progetto sociale e tecnico condiviso
di Aldo Penna
Come avviene ogni anno dopo le straordinarie pulizie si passa allo straordinario abbandono. La Favorita invece di essere il nuovo Teatro Massimo restituito alla città dopo decenni di chiusura si avvia ad essere il triste monumento all’incapacità di governare uomini e avere nuove idee e visioni. Non sono i soldi che difettano, sono le idee, la determinazione, la fiducia nei cittadini.
Si è alle prese con un gigante, l’enorme parco che accarezza Palermo, e lo si tratta come qualcosa di fastidioso, qualcosa che ci ricorda ogni tanto che il bilancio del verde in città è fallimentare.
Qualcosa che disturba la buona novella (l’imminente rinascita) che si vuol diffondere. I piani non mancano, ne sono stati redatti di egregi, i soldi sono facilmente reperibili. Drammaticamente assente è invece il progetto sociale e condiviso.
Questa parola, “condiviso” anima le buone amministrazioni locali eppure è lontanissima dalle idee in campo per la Favorita. Ci si muove per slogan, per parole e affermazioni roboanti e muscolari quanto inefficaci. Si pensa a un’amministrazione che può tutto quando nel quotidiano dimostra che può davvero poco.
E invece non compie quello che dovrebbe: il coinvolgimento della città, la progettualità diffusa, l’umiltà di chiedere aiuto. Il tempo corre, il vecchio millennio è alle nostre spalle così come le cataste di progetti e dichiarazioni riportate da giornali e nuovi media. Ci nutriamo di dichiarazioni mentre siamo affamati di fatti ed esempi concreti, di chiamare a raccolta.
Il futuro è già qui: il vecchio millennio è alle nostre spalle così come le cataste di progetti e dichiarazioni riportate da giornali e nuovi media. Ci nutriamo di dichiarazioni mentre siamo affamati di fatti ed esempi concreti.
In copertina, foto alla Favorita scattata il 7 luglio 2017 dall’Associazione Comitati Civici di Palermo.