di Gabriele Bonafede
In una corsa Clinton-Trump, gli attuali sondaggi (al 16 giugno 2016) pubblicati da Election Projection (http://www.electionprojection.com/presidential-elections.php) mostrano Hillary in vantaggio su Trump del 5,3% nel voto popolare, con un 51,3% a 45,7%. Ma se si conta il voto nella realtà del sistema dei grandi elettori Stato per Stato il vantaggio della Clinton sarebbe molto più ampio: 334 a 204, con ben 130 grabndi elettori di differenza.
Ciò avviene perché la Clinton è molto più forte negli Stati più popolosi, e quindi con un numero maggiore di delegati, come California, Illinois e New York. Inoltre, il vantaggio della Clinton è molto più consolidato in questi Stati.
L’unico Stato popoloso dove Trump sarebbe in testa è il Texas. Ma proprio nel “Lone Star State” stanno accadendo cose particolari, così come in altri Stati a forte presenza ispanica. E cioè una mobilitazione senza precedenti del voto appunto degli ispanici che rende per la prima volta “debole” il Texas nella prospettiva di un voto per il candidato repubblicano. Il vantaggio di Trump in Texas sarebbe solo del 2% rispetto a situazioni precedenti di oltre 10% nei risultati elettorali a favore di un candidato repubblicano. Per questo motivo l’analisi-zoom sul Texas, nello stesso sito, considera il 2% di vantaggio ”poco credibile”. D’altronde il sondaggio in Texas è di qualche settimana fa e forse c’erano ancora molti supporters di Cruz (texano) che non avrebbero gradito la nomination di Trump.
Ed è proprio sulla nomination che il GOP, il partito repubblicano, dà segni di grande nervosismo, accentuati dai sondaggi che vedono Trump chiaramente debole, almeno per ora.
Alcuni “pesi massimi” del GOP stanno studiando una scappatoia per non confermare la candidatura di Trump per il partito alla convention dei delegati che dovrebbe assegnarla seguendo i risultati delle primarie. Trump ha già contrattaccato, rivendicando che i soldi per la campagna elettorale del GOP li sta praticamente raccogliendo solo lui. Un boomerang, questo, perché conferma che l’impegno di quasi tutti i politici del GOP nel raccogliere fondi per una campagna di Trump è al momento molto blando.
È evidente che il GOP è spaccato, e non da pochi giorni ma ormai da molti mesi, sulla candidatura-Trump anche dopo la chiara vittoria alle primarie. Sintomatico è il fatto che nessuno vuole fare il “mate”, ovvero il candidato vice-presidente per Trump, anche a causa del suo pericoloso estremismo in politica interna e, soprattutto, estera. Oggi Condolezza Rice ha nettamente rifiutato l’offerta e non è la prima.
Dal lato democratico, invece, si registra un ricompattamento sempre più evidente sulla candidata Hillary Clinton con l’endorsement di Sanders e una macchina elettorale che inizia a girare a pieno ritmo, oliata da potenti mezzi economici e organizzativi. Negli ultimi giorni il rating della Clinton è infatti aumentato considerevolmente e non solo a causa della tragedia di Orlando, che espone Trump a forti critiche a proposito della sua politica a favore delle armi per tutti: lo psicopatico che ha ucciso 50 innocenti a Orlando ha infatti comprato facilmente armi letali con grande facilità e Trump vorrebbe ulteriormente facilitare l’acquisto di armi, mentre la Clinton, giustamente, vuole vietare il libero acquisto di armi da guerra come i fucili d’assalto utilizzati, purtroppo, da vari psicopatici in più d’una strage.
La partita, come in altre elezioni, si giocherà soprattutto nei “Swing States”, cioè gli Stati che sono tradizionalmente in bilico tra il voto repubblicano e quello democratico. Uno dei più importanti è la famigerata Florida delle ultime elezioni a vittoria repubblicana (2000), quando Bush vinse dopo conteggi e riconteggi per una manciata di voti. Quella volta, nonostante il democratico Al Gore avesse vinto come numero di voti popolari globali, Bush vinse sul piano dei grandi elettori, appunto grazie a una anciata di voti in Florida.
Qui la Clinton è messa molto meglio perché, sebbene in Florida abbia un vantaggio del solo 1,6% nei sondaggi, può veramente contare nella mobilitazione degli elettori ispanici, ormai nemici dichiarati di Trump a causa delle fesserie sparate dallo stesso Trump contro di loro: pochi voti farebbero la differenza e gli ispanici della Florida si stanno registrando in massa. (da vedere su questo https://www.washingtonpost.com/news/the-fix/wp/2016/05/09/hispanic-registration-is-up-in-at-least-three-states-but-not-only-because-of-donald-trump/).
In Florida la popolazione ispanica è il 25% e una mobilitazione di massa di questo gruppo etnico può fare la differenza: benché possano essere tradizionalmente elettori del GOP andrebbero a votare contro Trump per sbarrare la strada alle follie di Trump che ha inserito nel suo programma elettorale: attacchi spaventosamente razzisti contro gli ispanici e un vero e proprio ricatto, o per essere più precisi, un ultimatum al Messico.
La folle idea di un ultimatum al Messico spiegherebbe anche la debolezza di Trump in Texas: un’eventuale guerra al Messico, che è una follia solo a pensarci ma che è implicitamente considerata da Trump a leggere il suo programma ufficiale, metterebbe il Lone Star State in prima linea… e la cosa non sarebbe particolarmente piacevole per i texani, di qualsiasi tendenza politica siano.
Al momento, dunque, si profila una legnata senza precedenti per Trump e per il GOP. Ma in precedenti elezioni i sondaggi di giugno sono poi stati ribaltati dalla realtà del voto a novembre, ad esempio nella sconfitta del democratico Dukakis nel 1988 e, per converso, nella vittoria di Clinton nel 1992. In ambedue quelle elezioni i sondaggi di metà giugno davano per vincente chi in realtà perse a novembre.
I democratici e la Clinton, quindi, sono lungi dall’abbassare la guardia, anzi. È proprio in questo momento che moltiplicano gli sforzi per una campagna elettorale che porti per la prima volta un donna, Hillary Clinton, alla presidenza degli Stati Uniti.
Le foto di Hillary Clinton in copertina e nel testo tratte dal suo sito ufficiale: https://www.hillaryclinton.com/
l’ignoranza della sinistra Italiana non avrà mai fine purtroppo. La clinton non vuole eliminare la vendita delle armi come da costituzione, vuole limitarle a chi ha precedenti penali e quindi regolamentare i supermercati che vendono a tutti coloro in possesso di documento di identità. Poi gli ignoranti ( sempre di sinistra ) giudicano armi da guerra tutte quelle che assomigliano alle armi che si vedono in televisione. Vorrei fare presente a tutti quelli di sinistra che si scagliano contro le armi meno quelle che usano le merde islamiche e i terroristi di sinistra ( MAI una condanna guarda caso ) che le armi civili e da guerra si differenziano solo dall’automatico e semi-automatico. E le automatiche sono vietate in TUTTO il mondo ai civili, quindi il discorso armi da guerra decade. A meno che voi ignoranti non pensiate che arma da guerra sia riferito al calibro, in questo caso andrebbero vietate anche le armi da caccia. Coglioni!