di Gabriele Bonafede
Purtroppo In Italia c’è voluto un martire: Giulio Regeni. Un ragazzo intelligente, grandioso, una speranza della nuova generazione. Studente di dottorato a Cambridge, era uno di quei cervelli italiani che l’Italia non tiene a casa propria perché il sistema universitario italiano non ne è capace. C’è voluta la sua orrenda morte per scoprire l’acqua calda: l’Egitto è governato da un dittatore amico di un dittatore potente, e che usa gli stessi metodi.
Torture, guerra e bugie, controllo dei media, uso criminale di polizia segreta, propaganda menzognera, sono i metodi di governo che contraddistinguono Vladimir Putin. Al-Sisi ha imparato presto dal suo “maestro”. Senza ritegno. Forse incoraggiato dalla valanga di articoli pro-Putin che si leggono in Italia, dalla quantità di utili idioti che vanno appresso al suo mentore russo, crede opportuno mentire su un omicidio orrendo di un cittadino italiano. E che è solo la punta dell’iceberg di un regime che tortura e uccide. E che poi nasconde i suoi orrendi crimini con gli stessi metodi utilizzati dal regime russo: le bugie più assurde e grottesche.
Le responsabilità del regime egiziano sull’orrenda morte di Giulio Regeni sono enormi. Chiaramente torturato e ucciso da polizia e servizi segreti per una settimana, le tesi pazzesche e contraddittorie fornite dai finti investigatori egiziani fanno pensare sempre più a grandi responsabilità nei piani alti del regime di Al-Sisi, l’amico di Putin. Responsabilità già evidenti nei giorni scorsi e ora ancora più chiare con le nuove rivelazioni di Repubblica.
Eppure, fino a poco tempo fa, molti media italiani osannavano alla “furbizia” di Al-Sisi che sceglieva la Russia come alleanza strategica e per la fornitura di armi e tecnologia nucleare. Inneggiavano a questo criminale che si accordava con un altro criminale della stessa stregua di Karadzic, quest’ultimo non a caso difeso dalle autorità russe nel momento in cui è stato condannato dal tribunale internazionale per crimini contro l’umanità.
Il regime egiziano a partire dall’alleanza strategica con la Russia, siglata la scorsa estate con una serie di incontri e di stretti accordi soprattutto militari e quindi anche d’intelligence e servizi segreti, ha aumentato in maniera sistematica la repressione con una serie di misure che vanno dall’ulteriore limitazione della libertà di stampa, alla messa al bando delle organizzazioni in difesa dei diritti umani, alla tortura e uccisione di centinaia di persone. Compreso Giulio Regeni, orrendamente torturato, mutilato, massacrato per poi insabbiare qualsiasi investigazione. C’è evidentemente molto da nascondere, più di quanto tanti “soloni” italiani pensino.
E mentre succedeva tutto questo, su molti media italiani venivano diffusi inviti a sostenere questo criminale nell’eventuale “lotta contro l’Isis” in Libia. Lotta solo eventuale e propagandistica ma non reale, visto che i metodi dell’Isis sono utilizzati proprio dal regime egiziano, ma nascosti anziché propagandati.
L’Italia oggi è a una svolta. O fare i propri interessi e quelli dell’Occidente, pieno di errori e di imperfezioni ma comunque faro di civiltà in un mondo che sprofonda nell’orrore. Oppure far finta di niente, e continuare a sostenere criminali dello stampo di Putin, Assad e Al-Sisi, dietro la finta copertura dell’eventuale guerra all’Isis. E così facendo continuare a fare il loro gioco al massacro e ledendo invece interessi e principi dell’Italia e dell’Occidente.
Omrai è chiaro che l’unica strada da percorrere è sanzionare l’Egitto finché questo dittatore spietato se ne vada con tutte le schifezze che ha fatto, non solo al nostro Giulio.
Ben vengano le sanzioni all’Egitto. Quanto più strette e forti possibile. E sapendo qualcosa che molti media italiani si sono guardati bene dal comunicare adeguatamente: mentre è in corso il tentativo di prendere per i fondelli le autorità italiane da parte di Al-Sisi, Putin sta sostenendo quanto più possibile il regime egiziano. Riaprendo le rotte di turisti russi verso l’Egitto, fornendo assistenza a tutti i livelli, e passando sopra la testa dei 200 comuni cittadini russi morti nell’attentato al volo russo lo scorso 30 ottobre. E soprattutto passando sopra la testa e le mani di Giulio Regeni, della sua famiglia e di tutti gli italiani. E di tutti gli egiziani torturati e uccisi nelle carceri del dittatore egiziano.