di Gianluca Navarrini
È opinione diffusa che un partito politico sia una comunità di persone che credono nei medesimi valori. Ciò comporta che, in qualche modo, ogni partito debba avere una propria ortodossia di pensiero alla quale fare riferimento; una ortodossia che sia identificativa e, perciò, distintiva rispetto agli altri partiti.
Questa ortodossia di pensiero è ciò che, tradizionalmente, va sotto il nome di ideologia. Il fanatismo, il settarismo, la fede assoluta nell’ideologia e nei sacerdoti che ne sono depositari sono tutti caratteri del partito-chiesa.
Da qualche anno, tuttavia, si favoleggia di un avvenuto superamento delle ideologie. E questo, forse, più che un traguardo raggiunto è un nuovo problema da affrontare.
Soprattutto se il tramonto del partito-chiesa – con la sua fede e le sue liturgie – comporta il rischio che l’unica ortodossia possibile diventi quella dell’adulazione del capo e che il partito si trasformi in un mero strumento di potere a servizio di un’oligarchia.
I partiti-caserma e i partiti-chiesa
Un partito-caserma, con le sue gerarchie e con le sue dinamiche verticistiche, sarà dominato da adulatori, cortigiani e intriganti. E la volontà dei vertici gerarchici sarà l’unico metro di valutazione dell’azione politica, sicché sarà ritenuto giusto tutto ciò che desidera l’oligarchia al comando.
«Quando il voto è fede e l’appartenenza al partito diventa chiesa (si sta dentro sempre e comunque) inevitabilmente stacchi un grande assegno in bianco alla classe dirigente. Sanno che starai lì in ogni caso. E possono fare quello che vogliono. Puoi lamentarti, ma non conta molto». Con queste parole, in un tweet del 7 marzo scorso, Carlo Calenda ha duramente criticato i partiti-chiesa: dove c’è una fede c’è anche un’ortodossia e, dunque, molte possibili eresie, da ignorare o reprimere come pericolose deviazioni. È per questo che chi si lamenta non conta.
Stigmatizzare il partito-chiesa impone, però, l’urgenza di chiarire se si possa concepire un diverso modello di partito – agnostico, senza fede e ortodossia e, quindi, senza eresie – che non sia il partito-caserma. Perché quest’ultimo modello – lo si è detto – finisce per farsi portatore di un’altra ortodossia: quella dell’arrivismo, del servilismo e della piaggeria nei confronti del capo.
Un modello che aggraverebbe il trattamento del dissenso interno: nel partito-chiesa tanto quanto nel partito-caserma le critiche sono un’eresia da eradicare. Ma nel partito-caserma l’eretico non sarà chi discute gli ideali, ma chi metta in discussione l’esistente organizzazione gerarchica.
Il pericolo, dunque, non è costituito solo dai partiti-chiesa, ma – soprattutto oggi – anche dai partiti-caserma, nei quali la negazione di valori assoluti ideali finisce per dar vita a organizzazioni percorse da puri istinti egoistici materiali.
Una terza via
Occorre, dunque, chiedersi se non sia possibile battere una terza via: quella, tracciata dalla nostra Costituzione, del partito-democrazia. In nessuna chiesa ed in nessuna caserma si osservano regole organizzative democratiche, quali sono richieste dall’art. 49 Cost., per scongiurare che la fede politica sconfini, da una parte, nel settarismo o, dall’altra, nel verticismo. E per impedire, soprattutto, un autoritarismo chiuso ad ogni forma di pluralismo critico e incline solo all’autoconservazione del potere.
Un partito-democrazia non è un partito senza valori o senza idee forti e distintive; ma è un’organizzazione che rifiuta l’autoritarismo perché quei valori e quelle idee non vengono mai trattate alla stregua di verità assolute e immutabili. E ciò consente che sotto lo stesso tetto possano convivere declinazioni diverse di quei valori e di quelle idee, senza settarismi e senza verticismi: perché dove c’è spazio per il pluralismo nessuno potrà negare ascolto a chi ha sviluppato idee politiche diverse. Né vi potranno essere ortodossie o gerarchie indiscutibili.
L’intera storia moderna dell’Occidente è percorsa e mossa dall’eresia. E proprio il diffondersi delle eresie ha imposto la tolleranza per le diversità. Così, oggi, nella cultura occidentale, sarebbe inaccettabile che taluno possa affermare di aver ragione senza che qualcun altro possa dirgli che ha torto.
Per questo gli eretici di oggi possono diventare gli ortodossi di domani: perché un sistema di valori può essere contrastato e superato solo da un altro sistema di valori. E l’unico modo perché questo rinnovamento possa verificarsi senza violenza e con il solo strumento del libero dibattito e del confronto delle idee è la democrazia. Anche e soprattutto all’interno dei partiti.
In copertina, una riunione alla Camera dei Deputati del Paramento italiano. Photo by Marco Oriolesi on Unsplash