di Vincenzo Pino
In Grecia ha vinto la destra tradizionale con il candidato Mitsotakis. Il partito che aveva condotto quel paese sull’orlo della bancarotta nel 2014 e che era stato sconfitto nel 2015 da Syriza, ora ritorna.
Nel 2015 lo schieramento di Tsipras era arrivato primo col 36% e, grazie al premio di maggioranza che assegna 50 parlamentari in più al primo partito sui trecento in palio, poté formare il governo.
Effetto novità di una leadership giovane e carismatica nella sinistra coeva a quella di Renzi e Macron, allora, e di quella di Sanchez in tempi più recenti.
La destra clessica non arrivava al 28%, allora, e con l’apporto di alba dorata e di altre piccole formazioni si attestava complessivamente attorno al 35% .
Per converso oggi la sinistra unita avrebbe potuto essere maggioranza nel paese se solo fosse riuscita a presentare una unica lista, formata da Syriza e da quella di centro sinistra (KINAL).
Avrebbe avuto il 39,6% raggiungendo quasi i voti del centro destra, 39,8. E forse una lista più forte avrebbe forse avuto una attrattività maggiore nei confronti dell’elettorato.
Ai voti del centro sinistra sono mancati inoltre i voti di Varoufakis (3,5%) e del Partito Comunista greco, KKE, (5,3%). La somma di questo schieramento avrebbe raggiunto il 48,4%.
Mentre il centro destra ai voti di Nuova Democrazia avrebbe potuto aggiungere per lo stesso ragionamento quelli dei nazionalisti “Soluzione Grecia” (3,7%) e dei neonazisti di Alba dorata (3%).
Per un totale del 46,7%.
So per certo che questo schema è raramente fattibile nella pratica perché in politica due più due non fa necessariamente quattro.
E però la considerazione finale che si può ragionevolmente proporre è che il partito che ha governato una fase economica terribile con una politica di austerità da brividi non precipita nei consensi in maniera rovinosa, pur perdendo quasi il 5%. (Più o meno quanto in Italia nel 2018 per memoria).
Al contrario la destra sovranista che aveva avuto una forte impennata con Alba dorata nel 2015 col 6,6% si ferma a questi livelli mettendo insieme i due partiti che ora sono in questo campo.
E vale poi la considerazione di sempre. Sinistra ed unità stanno raramente insieme. Il caso Grecia lo dimostra ulteriormente. La sinistra è in genere refrattaria a condividere il peso di governare il paese. Per cui meglio perdere il governo pur essendo maggioranza nel Paese.
Foto di Mitsorakis da Metropolitan Magazine