di Maria Teresa de Sanctis
Spesso un frutto acerbo riserva amare sorprese, è proprio il caso di dirlo, inducendoci a scegliere altro. E invece al tempo giusto, a maturazione avvenuta, è proprio quel frutto ad essere desiderato per il suo piacevole gusto.
Il non essere maturi, passando dai frutti al genere umano, preparati ad affrontare quel che la vita può riservare (ad esempio in uno dei suoi aspetti più naturali e nello stesso tempo più complessi, il sesso), è l’elemento protagonista del film “Chesil beach – il segreto di una notte”, in versione originale “On Chesil Beach – a different time, a different love”, titolo più significativo, secondo l’opinione di chi scrive.
Il film è opera prima del regista Dominic Cooke che dopo avere diretto tante opere liriche, di prosa e musical, arriva alla settima arte portando sullo schermo il romanzo omonimo di Ian McEwan, adattato dallo stesso autore. In ambito teatrale il regista ha vinto anche un Laurence Olivier Award, dal 1976 il più importante riconoscimento teatrale inglese, assegnato dalla Society of London Theatre (Società dei teatri Londinesi) e paragonabile al nostro Premio Ubu in Italia.
È proprio un ritmo teatrale infatti, qui perfetto nel suo incedere con apparente lentezza (ogni particolare rivela tanto), quello che ci accompagna pian piano nello svelamento dei due protagonisti del film, due giovani ancora immaturi di fronte alla vita per poter comprendere le difficoltà l’uno dell’altra.
I bravi interpreti sono la pluricandidata all’Oscar Saoirse Ronan (nel ruolo di Florence Ponting, pluripremiata attrice ancora giovinetta del bellissimo “Amabili resti” di Peter Jackson) e l’intenso giovane attore britannico Billy Howle (nel ruolo di Edward Mayhew). E una spiaggia nordica, di struggente bellezza e nel contempo tanta malinconia, ci racconta sin dalle prime immagini del film (ottima la fotografia) dell’incomprensione che lega le due anime eppure così profondamente legate da un sincero sentimento d’amore.
Una storia ambientata nel 1962 che rivela tanto di quei tempi, per esempio della mentalità chiusa di una certa upper-class londinese, la famiglia di Florence, piena di pregiudizi anche per chi viene dalla bucolica vita di provincia (Edward), pur se laureato a pieni voti.
Come spesso accade il contesto familiare ci segna non riuscendo però ad insegnarci come affrontare la vita. Se Florence appare talvolta sicura di sé (per esempio nell’affrontare le diversità d’opinione con la famiglia) ed Edward è in grado di sopportare la pesantezza di una vita familiare segnata dall’infermità di uno dei suoi membri, eppure questo non li rende capaci di comprendersi l’un con l’altro. E questo segnerà i loro destini per sempre, perché è l’amore, che ci piaccia o no ammetterlo, il sentimento che più segna il nostro vivere su questa terra. Meditiamo gente, meditiamo.