di Gabriele Bonafede
Così, cara, grande, dolce Laura, sei salita in cielo nel giorno di Rosalia. Adesso guarderò quel Monte di fronte alla mia finestra come la tua casa insieme a Lei, la Santuzza di Palermo. Come una rosa, sei partita petalo per petalo, quei petali che cercavo di tenere insieme, di ravvivare con la semplicità dell’amicizia. Petali che volano via e scorrono copiosi come le mie lacrime.
Sei stata amica di cuore, amica di avventura. Scrivere, per far sapere, per portare novelle di storia e di speranza a una terra così vasta e misteriosa.
In questi pochi mesi in cui abbiamo lavorato assieme non so cosa sono riuscito a darti. Ma so quanto mi hai dato, quanto mi hai regalato: l’impegno, la solidarietà, l’insegnamento, la semplicità, la forza di vivere, la capacità di superare tutte le avversità. E un’artistica dolcezza senza fine.
Adesso sei lì, su quel Pellegrino monte, sacro a Palermo. Ci guardi tutti, insieme a Rosalia Santuzza, con l’amore di una dimensione celeste. Sono laico, imperfetto, forse persino pagano come tutti i palermitani del 14 luglio. Data che, personalmente, mi ricorda innanzitutto la presa della Bastiglia. Ma sono anche io credente.
Sono credente come te. Sono con te, in questo momento, in un abbraccio che non si può comprendere senza sapere che esiste un luogo, un tempo, uno spazio, una vita che guida e sostanzia l’anima che siamo, sia essa in terra o altrove.
Cara Laura, tante volte avrei voluto dirti tanto. Ma è bastato uno sguardo, un semplice abbraccio, una sola parola, per capirci.
Ho sperato che questo giorno non arrivasse mai. Che ti riprendessi, infine, e così stare ancora molto tempo con noi, con gli amici, con tutta Palermo: a guardare insieme, dal balcone, da quaggiù verso il monte della Santuzza. Ho sperato l’impossibile, come te. Ed è questo il tuo insegnamento più gratificante: la volontà, la capacità di vivere, la pazienza, l’infinita dolcezza dell’essere.
Amica mia, mi sei mancata, mi manchi sempre, e adesso manchi più di prima. Ho il cuore devastato.
Devastato, e tuttavia in struggente volo di cognizione, come i petali di Rosa che diventano cellule di vita sparse per il mondo: così è per te. Ti voglio ricordare come la Santuzza, intrepida narratrice delle storie di questa città. D’arte, di letteratura e conoscenza, di Palermo e di Rosalia, in particolare.
Sarai con tutti noi su quel carro che sfilerà con Palermo intera, stanotte e ogni giorno. Sarai con la tua, la nostra Palermo, a guardarci dall’alto del cielo più bello del mondo, incomprensibile, indimenticabile, inafferrabile, e quindi certo.
Addio Laura, petali di Rosa per te.
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