
di Gabriele Bonafede
La peculiarità essenziale di Palermo la si può trovare in molti luoghi della città, tra raffigurazioni del Genio e pietre di Billiemi, tra frasi rotte alla poesia e intrighi tanto culturali quanto artistici, naturali e innaturali, umani e disumanizzati, tanto santi quanto sacri e dissacrati, o dissacranti.

Ma il luogo dove la quintessenza di Palermo prende anche l’aspetto di microcosmo completo, aria, terra, acqua e fuoco, è Monte Pellegrino.
Il promontorio che definisce l’assetto fisico e spirituale di Palermo è ben presente in tutti coloro che abitano la città, anche per pochi giorni. Tutti noi palermitani ne potremmo disegnare il profilo a occhi chiusi, per lo meno quale fotografia stampata nella nostra mente.
Eppure, noi palermitani non conosciamo che in minima parte le infinite sfaccettature del macro-microcosmo Pellegrino. Sì, in molti ne percepiamo la presenza, e la grande spiritualità, molto più antica del mito e della leggenda, e anche della Santuzza. Ne conosciamo la straordinarietà, magari rafforzata dal giudizio descrittivo di Goethe o di altri storici viaggiatori.
Ma documentare sulla quintessenza di Palermo è, in sintesi, documentare su Monte Pellegrino tutti, anche i palermitani. È esattamente ciò che realizza, che fa, il film documentario Pellegrino di Ruben Monterosso e Federico Savonitto.
Andando anche un poco più in là. Il film trasforma lo spettatore in un viaggiatore, in un pellegrino che s’inerpica nei tesori nascosti tra le sue rocce. Attraendolo intorno al mondo interno ed esterno al Monte di Palermo. Trascinandolo, come Ulisse nel viaggio della vita, attraverso gli anfratti esoterici e mistici di un microcosmo fatto di storia nella storia e di storie nelle storie. E descrivendolo quale macrocosmo completo e carismatico di una comunità che, ad oggi e in tempi passati, è multiculturale e millenariamente stratificata: in saecula saeculorum.

Alcuni segreti del mondo-Pellegrino sono così svelati al mondo in questo film, componendo una traiettoria nelle persone e nelle cose, nella natura e nelle percezioni immateriali e materiali. Nelle credenze popolari, come nell’esoterismo, siano essi di facciata o più profondi.
Pellegrino, il film, propone il tutto con grande semplicità, perché basta entrare nelle molteplici vite del e intorno al Monte per apprezzarne tanto le contraddizioni quanto le più palesi onde di esistenza con corsi e ricorsi storici e geologici.
Il palermitano, come qualsiasi altro uomo sulla terra, è selvaggio: precisamente come il Pellegrino, nonostante la vicinanza di una metropoli. L’umanità di oggi, è ancora selvaggia. Basti pensare che solo alcune centinaia di nonni ci separano dai trogloditi che abitarono le grotte di monte Pellegrino. Poco più di una ventina di nonni ci separano dai palermitani coevi della Santuzza, e meno di una decina dai palermitani che patirono la peste delle 1624. La sensazione di questa presenza, ancora oggi, dei nostri nonni, accompagna il film in un quadro poliedrico e affascinante. E con un “non detto”, che va cercato come nelle migliori narrazioni.
Posto in un crocevia quale è stata sempre la Conca d’Oro, all’interno di un crocevia più grande quale è stata sempre la Sicilia, Monte Pellegrino ha attratto e attrae il senso immateriale di un karma oggi sempre più esteso e mondiale. Ma noi non lo sappiamo, se non entrando e camminando insieme, come è proposto in questo documentario. E immaginando, capendo.

Il film non può essere che una descrizione doverosamente parziale di una ricchezza semplicemente immensa. E ci aiuta a comprendere per lo meno una particella del rapporto tra l’umanità palermitana e il Pellegrino.
Distillando goccia a goccia l’incredibile equilibrio tra una gigantesca metropoli, spessa, paurosa e caotica, e la natura più introversa e incontaminata del Monte, il percorso tracciato da Monterosso e Savonitto ci porta alla sua scoperta. Che è tanto corrosiva quanto coinvolgente e immaginifica.
Rocce, terra, aria, spirito, acqua, e fuoco sorprendono ad ogni passo di una profonda acchianata nella paradisiaca Ade dall’ascetico abisso terrestre. Esattamente come in una sequenza di dipinti protesi verso un azzurro cielo, grondante di fresca pioggia fiammeggiante.
Presente, fuori concorso, all’apertura del Festival Sole e Luna 2017 a Palermo, il documentario Pellegrino è, di fatto, una catartica cartolina di presentazione per la quintessenza di Palermo, nel bene e nel male. Ovvero, nell’umanità materiale come in quella spirituale.

Da non perdere la sua visione nei numerosi pellegrinaggi in altri Festival, in Italia e il mondo. A partire dalla Rassegna “Riflessi di Tempo, Vol. 4”, in programma dal 20 al 23 agosto 2017 alla Valle dei Templi di Agrigento. “Pellegrino” sarà in visione il 21 agosto alle 21.30.
Pellegrino (Italia, 2017)
Una produzione SCIARA media and film production
Realizzato con il sostegno della Regione Siciliana Dipartimento del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo Sicilia Filmcommission Fondo regionale per il Cinema e l’Audiovisivo
Regia di Ruben Monterosso e Federico Savonitto prodotto da Marco Lo Curzio – Sciara srl con la collaborazione di Playmaker produzioni.
Fotografia Ruben Monterosso e Federico Savonitto, suono Francesco De Marco, musiche Pietro Palazzo, montaggio Edoardo Morabito, direzione di produzione Vittoria Fiumi. Con Fabrice De Nola, Esmeralda Notarbartolo, Vinasi Ponnambalam.
Lingua: Italiano (sub eng) formato 55’ – full HD 16:9.
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