di Gabriele Bonafede
Nella storia, gli uomini di potere, soprattutto quelli con molto potere, hanno ricevuto epiteti legati alla loro personalità o alle cose fatte e non fatte nel loro regno. Così uno dei re di Roma è passato alla storia come Tarquinio il Superbo, cacciato via per la sua superbia, un imperatore è stato chiamato Antonino Pio, perché pio e nel periodo di massimo splendore dell’impero romano. Un imperatore, stavolta del Sacro Romano, fu Federico il Barbarossa, forse non solo riferito al colore della barba.
Ma ci sono anche Alessandro Magno e Carlo Magno, ambedue decisamente considerati come grandi. E ancora Lorenzo il Magnifico, per motivi abbastanza ovvi almeno per quanto riguarda l’aspetto culturale, oppure Pipino il Breve, forse perché parlava poco oppure perché era basso di statura.
Ci sono poi Guglielmo il Buono e Guglielmo il Malo, re di Sicilia; Carlo il Grosso e Carlo il Calvo, imperatori del Sacro Romano Impero con eloquenti epiteti. Anche Guglielmo il Conquistatore, re d’Inghilterra che appunto la conquistò provenendo dalla Normandia. Ce ne sono tanti, più o meno meritati ma quasi sempre prodotti dalla saggezza popolare.
Manca ancora l’epiteto da dare a Donald Trump, il personaggio al momento di massimo potere, per lo meno militare, e molto discusso.
Ecco alcune possibilità, in base a quanto detto e fatto finora dal Donald. Ogni possibilità è corredata di motivazioni.
Donald il Porco. Sarebbe quanto mai appropriato per via della sua evidente cafonaggine nei riguardi delle donne e per gli sproloqui sulla sua attitudine verso le stesse. Ma anche perché non si cura di mostrare un minimo di galanteria nemmeno nei riguardi della moglie. Appropriato anche per l’aspetto fisico e per il modo nel quale si atteggia, oltre a quello che dice e come lo dice. Ha anche il pregio di essere un epiteto onnicomprensivo. Infatti, comprenderebbe anche altri suoi atteggiamenti riferibili alla tendenza a emulare un altro porco che aveva i baffetti ma non era americano, bensì austriaco naturalizzato nel Reich tedesco, del quale costruì il Terzo, rovinosamente terminato in pochi anni sotto una montagna mondiale di odio e di bombe.
Donald il Bugiardo. Di gran voga, deriva dallo smisurato numero di gravi bugie smascherate in quantità e frequenza semplicemente inimmaginabili. Molte volte ha ammesso lui stesso, sia pure con giri incredibili di parole, di avere spudoratamente mentito. L’epiteto potrebbe portare però a confusioni, visto che il numero di politici amici suoi che lo meriterebbero è davvero considerevole e sparso per il mondo intero.
Donald il Traditore. Dai suoi buoni rapporti con la Russia, per altro dichiarati da lui stesso e comunque smascherati dalla sua stessa intelligence. Appare particolarmente appropriato visto che la Russia è percepita come il nemico numero uno della democrazia americana che adesso governa. Traditore non solo politicamente e militarmente, ma anche nei riguardi dell’anima democratica e dei valori del suo stesso Paese e partito, come la libera stampa e la multiculturalità. Ma anche in senso letterale: secondo i suoi detrattori potrebbe avere “intelligence”, nel senso proprio della parola, con il nemico e i nemici degli USA e dell’occidente.
Donald il Superbo. Basta vedere cosa scrive, cosa dice e come si comporta.
Donald il Cafone. Riferito alla sua attitudine verso le donne presentata più sopra, questo epiteto sarebbe meno comprensivo ma appropriato anche al suo stile d’arredamento. Basterebbe guardare una sola delle sue regge per rendersene conto.
Donald il Cretino. Alcuni dicono così e in effetti il modo in cui parla e si atteggia e soprattutto il modo di mettere le labbra, a culo di gallina, suggerisce una scatola cranica assolutamente vuota.
Donald il Malvagio. Si spera che non ci sia necessità di questo epiteto, per quanto anch’esso appropriato per quanto detto e fatto finora.
Donald il Pazzo. Dio ce ne scansi e liberi, ma sembra spesso l’epiteto più appropriato soprattutto quando lo si vede seduto in una poltrona dell’area stampa alla Casa Bianca. Considerando che ha a disposizione un arsenale nucleare che può distruggere il mondo almeno un centinaio di volte, la cosa non sarebbe particolarmente salutare per l’umanità.
Donald il Demente. Come sopra, ma riferito ad un eventuale stato di senilità secondo i critici più benevoli.
Donald l’Ignorante. Impressionante il numero di errori ortografici nella sua stessa lingua nativa visibili nei suoi messaggi twitter, rigorosamente autografi e quindi non imputabili ad altri. Inoltre i suoi discorsi mostrano una padronanza della lingua inglese da drop-out, cioè da studente scolastico che non ha terminato gli studi. Ignoranza anche in tanti altri campi, da quello geografico alla storia, a quello economico, visto che vorrebbe esprimere, almeno pare, le teorie più strampalate. Dal punto di vista dell’economia è rimasto all’epoca del mercantilismo, ossia a qualche secolo fa, confermando l’ipotesi drop-out. Difficile che recuperi con corsi serali vista l’età e il tempo che dedica al golf quando non è impegnato a dire scemenze o firmare ordini insensati.
Donald il Paperino. Da nome a epiteto. Anche se è un Paperone, il suo comportamento assomiglia più a quello di un erede, economico e politico, che non è in grado di gestire alcunché. Innumerevoli le sue gaffe come il personaggio di Disney.
Donald il Brutto. Anche questo decisamente appropriato. Certo, se cambiasse parrucchiere forse riuscirebbe a evitare quest’opzione. Assolutamente appropriata quando fa smorfie capendo di aver detto l’ennesima minchiata.
Donald il Voltagabbana. Un giorno sì e l’altro pure cambia opinione e rivolta la frittata così tante volte da far puzza di bruciato a migliaia di chilometri di distanza.
Donald il Guerrafondaio. Vuole aumentare a dismisura la corsa alle armi, non solo del suo Paese ma anche degli altri. E non basta, ha un deciso penchant per tutti i capi di stato esteri propensi a usare armi al primo accenno di discussione amichevole.
Donald il Razzista. Qui con tutta sincerità, c’è poco da spiegare. Fin troppo ovvio.
Donald l’Inutile. Da quando è presidente non ha combinato una beata minchia. Tutto quello che ha cercato di fare, dal muro con il Messico al bando degli immigrati, è stato bocciato anche legalmente ed è risultato vano e inutile nella migliore delle ipotesi.
Donald il Vano. Oltre a quanto sopra, comprenderebbe la sua attitudine verso la vanità e le cose vane, piccole, materiali delle quali si circonda. Alcune di queste cose si credono persone.
Donald il Malo. Sparge odio in quantità planetarie con una copiosità semplicemente diabolica.
Donald il Coatto. Versione romanesca e più estesa di Cafone che forse è più appropriata. Perché riassume una serie di comportamenti particolarmente consoni. Coatto è una definizione onnicomprensiva riguardo all’intera sarabanda di comportamenti, azioni e reazioni di un personaggio persino più ridicolo di quelli di casa nostra. Da Wikipedia: “Coatto è un termine gergale regionale dal dialetto romanesco, con uso scherzoso e talvolta spregiativo, per indicare un individuo rozzo, arrogante, dalla parlata volgare e dall’abbigliamento privo di gusto, che vive nelle zone periferiche, suburbane, nelle borgate. Ha perso l’originaria connotazione malvagia o malavitosa, pur esibendo comportamenti trasgressivi e conducendo uno stile di vita al limite della legalità. Termine divenuto oramai di pubblico dominio, ha corrispondenza con il dialettale meridionale tamarro, il campano guappo, il pugliese cuzzalaun, il siciliano occidentale tascio ed orientale viddanu, torpo e zaurdo, il sardo gaggio.” A volte le espressioni vernacolari sono più appropriate. Si aspetta un film di Verdone al proposito.
Ai posteri l’arduo nominativo.
In copertina, collage vagamente artistico composto con famose immagini di Donald Trump.