
di Gabriele Bonafede
Iniziata con tante e giuste precauzioni, sapendo che poteva essere molto lunga e sanguinosa, la campagna per la liberazione di Mosul dal giogo nazista dell’Isis è andata avanti, finora, più rapidamente del previsto. Le truppe della coalizione formata essenzialmente dall’esercito iracheno, i peshmerga curdi e il sostegno degli Usa, hanno investito l’area urbana di Mosul da alcuni giorni.

Di oggi è la notizia che il leader dell’Isis sarebbe scappato come un codardo lasciando i suoi a morire, lo avrebbe affermato il ministro degli esteri britannico su informazioni dei suoi 007. Ieri è arrivata la notizia che la strada di collegamento tra Mosul e Raqqa, le ultime due grandi città sotto il brutale tallone dell’Isis, è già controllata dall’esercito iracheno alcuni chilometri a ovest di Mosul stessa. Mosul è assediata, grazie al rapido progresso di una serie di manovre a tenaglia a piccola e grande scala.
Il sanguinario leader dell’Isis, oltre a uccidere bambini, torturare e poi scappare, vomita proclami di vendette, come ha sempre fatto, ma che appaiono sempre più come i proclami e le minacce che faceva Hitler intrappolato a Berlino nel 1945. È ormai assediato da vicino e con lo spazio di controllo sempre più ristretto: mentre l’esercito iracheno entra in città in queste ore, non gli è rimasto altro che scappare come una biscia.

Fa specie che alcuni giornali italiani ed europei continuino a mettere in risalto i suoi criminali vaneggiamenti, ma la realtà è che, a meno di scappare, si trova come un topo in trappola, insieme al suo piccolo esercito di SS del XXI secolo. Le SS dell’Isis arretrano o muoiono sul campo: finora ne sarebbero morte almeno 1500 di 6000-7000 probabilmente schierate in prima linea. E vanno cedendo sempre più velocemente il territorio che controllavano con la crudeltà più efferata e il massimo dispregio per la vita e la dignità umana.
Le criminali dichiarazioni del leader dell’Isis somigliano molto a quelle degli ultimi giorni di Hitler a Berlino anche nella scelta delle parole: “combattere fino all’ultimo uomo”, “vigilia di una grande vittoria”, “non ritiratevi”, e via dicendo. Sono chiari segnali di una sconfitta netta dei nazisti dell’Isis, ai quali, in troppi, in Italia e altrove, hanno schiacciato l’occhiolino. E continuano a farlo. Si sono visti persino dei siti internet, per fortuna di bassa credibilità, criticare il sostegno aereo dell’occidente all’avanzata per la liberazione di Mosul.
L’altra speranza dell’Isis è la divisione nel campo della coalizione. Esattamente come a Berlino 71 anni fa. Ma l’Isis, come allora il nazismo, ha mietuto troppe vittime e “governato” con una tale brutalità e violenza, che difficilmente i vari elementi della coalizione si divideranno prima di aver schiacciato l’Isis a Mosul come è stato schiacciato Hitler a Berlino.
L’operazione militare per la liberazione di Mosul è stata condotta finora con una serie di magistrali azioni strategiche e tattiche. Nel corso delle ultime settimane, le forze irachene hanno sfondato in più punti lo schieramento nazista e lanciato puntate in avanti per chiudere in susseguenti sacche isolate le forze militari nemiche, tra l’altro minate da una evidente mancanza di collaborazione delle popolazioni nelle loro retrovie, quando non un contrasto attivo. In queste sacche, una volta che hanno terminato le munizioni, i miliziani dell’Isis non hanno altra scelta che bruciare tutto, falsi saltare in aria o arrendersi.
Come i nazisti negli anni ’40 del secolo scorso, l’Isis ha attuato la tattica della “terra bruciata” aggravando la stabilità interna del suo piccolo impero nazista del deserto. Hanno bruciato pozzi, massacrato civili, distrutto chiese, moschee e palazzi, dato alle fiamme e raso al suolo quante più infrastrutture e stabilimenti produttivi potevano. Una tattica dell’odio contro la civiltà che, purtroppo, ben conosciamo e che hanno conosciuto i nostri padri e i nostri nonni in Europa negli anni ’40 del secolo scorso. E che, ancora una volta, non è stata stigmatizzata a dovere da molti media italiani, troppo impegnati a “fare lettori” con la facciona immonda dell’emulo di Hitler. Ma la distruzione del territorio da parte dell’Isis produce un ulteriore crollo interno, nonostante colpevoli aiuti esterni di chi spera che la guerra continui.

Con l’inutile consegna di difendere la prima linea a tutti i costi “fino all’ultimo uomo”, le forze dell’Isis si sono trovate intrappolate e in difficoltà ancora più grandi. L’unica grossa sacca che resiste al momento, è situata a nord di Mosul, nell’area di Bashika, dove si stanno consumando probabilmente le truppe migliori a disposizione dei nazisti-Isis, al tempo stesso distraendole dalla più importante battaglia finale in città.
Le Monde, riporta che “è la prima volta che il capo jihadista sia costretto a esortare le sue truppe alla disciplina, confermando implicitamente che il suo movimento affronti turbolenze interne” (l’articolo su http://www.lemonde.fr/proche-orient/article/2016/11/03/al-baghdadi-appelle-l-ei-a-tenir-a-mossoul-et-a-frapper-les-villes-occidentales_5024443_3218.html).
Nei prossimi giorni si spera che i sanguinari miliziani dell’Isis, molti dei quali sono psicopatici filonazisti europei, si dileguino o si diano alla resa di massa, anziché continuare con l’inutile strage, magari mentre il loro leader se la dà a gambe. Purtroppo, tutto è ancora possibile, perché il nazismo ha preso forti radici in Europa e altrove, e dunque l’Isis ha tuttavia molti amici: potrebbe ancora ricevere aiuti esterni. Ma, almeno per adesso, la liberazione di milioni di cittadini inermi sotto il tallone nazista in Iraq, sembra imminente. Poi, sarà necessario ricostruire sulle macerie.
Foto del tank peshmetrga nel testo tratta da Wikipedia. Di Boris Niehaus – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=33574038
In copertina, la città di Mosul. Di Sgt. Michael Bracken – http://www.defendamerica.mil/images/photos/june2003/essays/pi062303a1.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=301499