Presentato venerdì 29 Aprile, presso la sede Rai di Palermo, il DVD del film di Pippo Gigliorosso. Il racconto dell’avventura vissuta con la troupe, come nacque la produzione, difficoltà e successi in un particolare viaggio per produrre un film indipendente.
di Anna Fici
In un pomeriggio a cavallo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno 2006 (oramai sette anni fa’), scomodamente seduto su una scricchiolante sedia da cucina della mia casetta di allora, Pippo Gigliorosso, mi raccontava la sua storia.
Con i tipici occhi tondi dei momenti di grande concentrazione e di intenso trasporto, cercava le parole per rievocare davanti a me il fatto originario: se ben ricordo, il suicidio di una sua vicina di casa.
Gli ampi gesti e la fronte lucida lasciavano capire quanto desiderasse, con tutto se stesso, trasmettermi l’emozione che aveva dato il via al suo bisogno di affrontare il tema del suicidio; e più di una volta, dopo lunghe pause, era tornato a chiedersi ad alta voce e a chiedermi: “Perché… Perché un essere umano arriva a tanto? Cosa accade nella sua mente nell’attimo fatale in cui lo fa? Tutti hanno momenti neri, pensieri, dolori… Ma cosa accade in quel momento da cui non si può più tornare indietro?”
L’umano tremare sulla linea di confine tra la vita e la morte lo affascinava e lo assorbiva. Tanto che chiese il mio parere di sociologa. Gli risposi che il suicidio è sicuramente favorito dall’allentamento o dall’assenza dei legami sociali, forti e deboli, diretti o indiretti, e gli parlai dei numerosi studi in materia. Ascoltandomi annuiva come se tutto gli tornasse.
Poi cominciò a entrare nel vivo del film a cui la sua mente si stava dedicando già da qualche tempo.
Chi conosce Pippo non si stupirà nel leggere che in quell’occasione il racconto del soggetto di “Ore diciotto in punto” durò più di tre ore, più dell’intero film poi girato, prima che intervenissimo con i tagli necessari alla proiezione nelle sale.
Da quel pomeriggio, io fui coinvolta dal ciclone emotivo che poi ha investito tante altre persone, motivandole, dando loro forza e resistenza di fronte a intoppi e problemi di ogni ordine e grado per ben sette mesi di riprese ed anche oltre, in tutte le successive fasi di postproduzione e lancio del film. Fui coinvolta come al solito, perché Pippo – si sa – con i suoi capelli a “boccoli incasinati” e i vivacissimi occhietti azzurri, con quella sua strana espressione da puttino (strana perché nulla ha a che fare con la mole da omaccione che si ritrova), riesce a “fregare” chiunque! E nel mio caso, non era la prima volta: avevo già collaborato ai suoi lavori come aiuto regia, fotografa di scena, co-sceneggiatrice… amica e consigliera….
Fui forse la prima – o sicuramente tra le prime persone – ad essere investita da quest’ultimo progetto, insieme a Giancarlo Marcocchi.
Nei mesi successivi abbiamo condiviso la frenetica ricerca di persone capaci e di buona volontà che potessero darci una mano a vario titolo.
Non c’erano ancora dei ruoli, non c’era una vera e propria divisione dei compiti…
Malgrado stessi cambiando casa, nel pieno del caos di un trasloco ho organizzato pranzi e cene a casa mia, affinché ci si potesse incontrare e confrontare. Sempre a cavallo del trasloco, fui coinvolta nella correzione e integrazione della prima sceneggiatura, nella revisione dei dialoghi. Fui consultata per la scelta del finale, fui chiamata a tenere le pubbliche relazioni per conto dello sceneggiatore (e aspirante regista) con le prime realtà produttive che contattammo. La terrazza della nuova casa è stata lo scenario di molti momenti di discussione con le new entry che man mano si univano a noi.
E finalmente qualcosa accadde e sembrò potesse sbloccare una situazione di stallo: Francesco Tornatore (Sciarlò Film), il fratello del noto premio Oscar, acquistò i diritti della sceneggiatura. Ne fummo ovviamente lusingati! Sembrava un ottimo inizio! Il contratto prevedeva che, se non avesse realizzato il film entro due anni, i diritti sarebbero tornati all’autore.
Cominciava già a spirare un certo vento di crisi e la propensione al rischio che dovrebbe far parte del dna di ogni produttore, nei due anni successivi, si assottigliò fino ad impedirgli di produrre il nostro film che pure diceva di apprezzare molto. Ci disse di averlo scelto per la storia che toccava temi universali, affrontandoli in un modo fuori dal coro, per il modo in cui era costruita, per il ritmo della sceneggiatura che sembrava funzionare come un ingranaggio perfetto.
Malgrado la delusione iniziale, non fu poi un gran male perché Pippo, che negli anni aveva già realizzato numerosi cortometraggi di successo, aveva maturato un’esperienza registica che avrebbe voluto mettere a frutto nel “suo primo vero film”; ed aveva inoltre messo insieme una squadra di collaboratori (della troupe e del cast attoriale) con cui avrebbe voluto continuare a confrontarsi. Era chiaro che, se fosse subentrato un produttore, avrebbe avuto lui voce in capitolo in merito alla scelta degli attori e a tutte le altre questioni, regia compresa.
Dopo un altro momento d’indecisione sul da farsi, tra contatti con Rai Cinema e tentativi di trovare dei finanziatori tra privati cittadini che sposassero il progetto, anche grazie all’orientamento fornitoci da una mia amica commercialista, Anna Li Muli, optammo per la costituzione di un’associazione di promozione sociale, la Eikòna Film, che vide sette soci fondatori: me, la stessa fondamentale Anna Li Muli, l’attore Giuseppe Santostefano, lo stesso Gigliorosso, la scrittrice Valentina Gebbia, l’avvocato Gianluca Liguori e Emiliano Bonaffini, storico operatore di ripresa dei lavori di Pippo.
La Eikòna Film nacque per diventare la produzione esecutiva di un film senza produzione! Un’idea folle? Un’idea geniale. Complessa ma geniale.
L’esperienza dei The Coproducers, ovvero della sottoscrizione di un contratto in cui ciascuno di noi – (ben settanta soggetti che a vario titolo hanno lavorato al film) – accettava di mettere a disposizione ore di lavoro, competenze e materiali, a fronte di una quantificazione in percentuale del proprio contributo, pari ad una percentuale degli utili quando ci sarebbero stati, è stata esaltante. Ma tutto è decollato quando abbiamo potuto risolvere quello che allora appariva il problema principale; ovvero: con quale attrezzatura girare?
Da pochissimo tempo si parlava, nel settore delle produzioni cinematografiche e televisive, della possibilità di girare dei filmati di qualità cinematografica con le fotocamere reflex digitali. La Canon aveva da poco lanciato sul mercato le 5D Mark II che sembrava, in virtù del pieno formato e delle ottiche intercambiabili, essere il mezzo ideale per una produzione a basso costo come la nostra. Ma a fronte della richiesta di una sponsorizzazione alla Canon Italia, rimasta senza alcuna risposta, non potemmo che rivolgerci a Babbo Natale: io e Giancarlo, con la tredicesima del 2010, risolvemmo il problema. Da tempo desideravamo passare a una reflex full frame. Fummo felici di farci questo regalo e di mettere le nostre macchine a disposizione della produzione, che poi usò anche le ottiche Leica e Canon in nostro possesso, adatte per l’elevata qualità alle esigenze di un lungometraggio.
Non fummo i soli, naturalmente. Tutti hanno messo a disposizione ciò di cui disponevano: lampade, automobili, abilità culinarie per i pranzi sul set, ombrelli strani, attrezzature steadycam… E lungo la strada abbiamo trovato anche alcuni sponsor che ci hanno aiutato in termini di ospitalità e servizi vari.
Durante le riprese mi ritagliai il ruolo di fotografa di scena e di back stage.
Qui iniziarono le note dolenti. Perché in un’epoca come la nostra in cui chiunque scatta con qualunque mezzo, dal telefonino alla supermacchina, per una mancanza di attenzione della regia che aveva, indubbiamente, un’enorme mole di problemi da risolvere ogni giorno, ho dovuto lottare per farmi spazio e perché il mio lavoro fosse rispettato.
Ad ogni modo sono contenta di aver vissuto questa esperienza e di aver dato il mio contributo ad una persona, Pippo Gigliorosso, che conosco dalla fine degli anni Ottanta e che non si è mai fermata o scoraggiata. Al di là della qualità dei risultati che solo il pubblico potrà giudicare, è stata un’esperienza umana esaltante per la qualità delle persone. Esseri umani capaci di dire di si fino in fondo ad un’avventura così folle non possono che essere persone al di sopra della media!
Dopo essere stati selezionati al Taormina Film Festival ed aver vissuto la soddisfazione di condividere la sala stampa con Jeremy Irons, dopo il Premio come Miglior Regia al Festival dell’Arte Cinematografica di Imperia, dopo essere stati proiettati a Washington e a Pechino, oltre che nelle sale italiane, dopo il Premio del Pubblico quale miglior lungometraggio allo Sciacca Film Fest, dopo la selezione al Beijng Inernational Film Fest, ieri all’Auditorium della sede Rai di Palermo è stato presentato il DVD del film. La distribuzione di questo prodotto, anch’essa indipendente, prevede che lo si possa acquistare presso la Libreria dello Spettacolo Broadway di Via Rosolino Pilo 18 a Palermo, o attraverso il sito di Ore diciotto in punto (www.orediciottoinpunto.com). Prossimamente sarà reperibile anche su Amazon.
In copertina, il regista Giuseppe Gigliorosso. Foto in copertina e nel testo di Anna Fici