
di Gabriele Bonafede
Ridere e piangere assieme, oppure tuffarsi nella follia creativa di un quadro colorato che è così solo se vi pare. Questo è “Chenwing-gum (matte da slegare)” tutto al femminile: di una tenerezza sconvolgente. Perché giocare a scacchi da soli sarà forse possibile, ma se giochi da sola a sette e mezzo, chiamando carta fino a salire sul palazzo dell’assurdo, significa che sei già partita ad ali spiegate verso l’azzurro, o verso un mare tempestoso.

E ripeti nella mente la tua stessa creazione che va in circolo metrico. E ti rendi conto che i pazzi sono gli altri, non quelli al manicomio. Non tu che vivi al di qua della barriera e tantomeno chi vive al di là. Non c’è fine, non c’è inizio: c’è solo la mente che plana per dissolvere la prigione del razionale. Trascende da qualsiasi possibilità di connettere e capire. Così che emozione e ossessione corrono con la poesia dell’essere umano.
Dell’essere umano più idilliaco, e che crea da sola e nel gruppo, quel mondo tanto virtuale quanto reale della schizofrenia elevata in versi. Eppure terreno, reale, come se fossi nel quotidiano della tua città ritrovato in battute palermitane d’ogni giorno, scoprendo inaspettatamente che sono queste le meraviglie di satira e ironia. Le hai sentite, o persino dette tu stessa: pensi di avere delle qualità in quello che fai senza essere apprezzata né ascoltata da nessuno? “E t’i po’ tieneri”, dice Lina a Pina pur di far finta d’apprezzare la stessa litania che vorrebbe essere una musica d’ascoltare. E mentre cercano di scappare dal manicomio, si slegano e fuggono veramente, solo con la forza di volontà come in un sogno: “Ero già mienza fuora” dice Pina a Lina.
Sei donne stupende, sei attrici ancor più. Guidate da chi ha scritto con personale cognizione un testo immerso nel magico teatro del manicomio. Paride Benassai ha realizzato Chenwing-gum con successo centinaia di volte fin dal 1981: in tutte le salse, con tre, quattro, cinque attori. Ma con sei attrici è la prima volta. Il risultato? Non solo funziona, incanta. E probabilmente raggiunge il massimo.
Perché? Forse perché, da uomo, in quelle sei donne, in quei personaggi sul palcoscenico, vedi tutta la dolcezza e la fragilità delle donne che hai amato e che ami nella vita. Tutta la sensibilità delle donne che hai solo sfiorato o guardato. Da uomo non posso dire cosa, ma immagino che una donna veda le proprie sensibilità, le proprie paure, le proprie sconfitte ma anche la propria forza e le proprie vittorie.

Sono sei donne, sei ragazze e sei bambine allo stesso momento. Sei “matte da slegare”, come da sottotitolo a “Chenwing-gum” in scena al Crystal. Interpretate da tre attrici di esperienza e ricercatezza, e amore per il teatro quali Daniela Pupella, Lavinia Pupella e Stefania Blandeburgo che guidano la scena insieme ai talenti Luna Benassai, Irene Enea e Divina Benassai in sei ruoli tanto toccanti quanto emozionanti. Recitati in un ispirato palermitano da stradina popolare che ne acuisce il senso, ed è comunque comprensibile a chi non lo conosce grazie alle grandi doti di comunicazione, regia e gestualità in scena.
E ti accorgi che il teatro a Palermo è più che vivo. Così che propone e realizza un’altra perla, e anche una dopo l’altra in un testo e realizzazione incalzanti, palpitanti, trascinanti, non basta. Lavinia e Daniela Pupella, due sorelle figlie d’arte, ti prendono per mano e ti conducono in un dialogo tra due personaggi, Lina e Pina che sciolgono qualsiasi rimpianto, che ti portano al confine tra calore e rifrazione.
Un universo permeato di delicatezza senza fine è il dialogo di due amiche del cuore, quello tra Lina e Pina. Il cui tarlo della pazzia produce amore sconfinato tra loro ed empatia olistica con lo spettatore. Quando vedi questo spettacolo non sei più nella tua poltrona ma stai in mezzo a loro, come se le abbracciassi, come se fossi coccolato, come se fossi a ridere e piangere con loro nello stesso medesimo istante.

Un istante che si riduce fino all’infinitesimo, fino allo zero come la “carta del matto”. E da un istante all’altro corre la voglia d’ascoltare di più, di scavare nel tuo interno, di lasciarti andare a ridere di te stessa, di te stesso, immedesimandoti in Lina, Pina e le altre compagne d’avventura.
D’avventura o di sventura? Di progresso della vita, preferisco. Perché questo è quello che resta, anche se sai che il cerchio al quale stai partecipando contiene la nascita che a sua volta non può non contenere anche la morte fin dall’inizio. Come vedrai nelle prime battute in un istante.
Quell’istante infinitesimale che rimane sospeso tra razionale e irrazionale, tra un ridere e un piangere, si restringe fino al centesimo di secondo, al millesimo, e poi al nulla. E diventa l’emozione mista tra dramma e ironia, tra tristezza e gioia: un bacio di dolcezza e di follia nel ridere e piangere assieme senza tempo in mezzo.
CHEWING-GUM: Donne matte da slegare
Testo, regia e scenografia di Paride Benassai.
Con Lavinia Pupella, Daniela Pupella Melluso, Divina Benassai, Irene Enea, Stefania Blandeburgo, Luna Benassai.
Nei Venerdì e Sabato 19, 20, 26 e 27 Febbraio, ore 21:15. Nelle Domeniche 21 e 28 Febbraio spettacolo pomeridiano alle ore 18:15.