di Maria Teresa de Sanctis
Il mondo dei supereroi ha sempre affascinato gli adolescenti (e non solo) di tutte le generazioni. Alla fine i “cattivi” soccombono di fronte alla forza, sia fisica che morale, dei grandi protagonisti del bene.
Di certo i supereroi hanno rassicurato gli amanti del genere di fronte alle pesantezze della realtà. Potremmo dire di essere di fronte ad una moderna mitologia, dove Superman (il Nembo Kid degli inizi, così preferisce chiamarlo chi scrive), Batman, Flash Gordon, ma anche Thor, l’Uomo Ragno e i tanti altri di casa Marvel, per mano del prolifico Stan Lee, si sostituiscono agli dei dell’Olimpo.
Dei che tanto hanno nutrito le fantasie degli studenti di materie umanistiche di tutte le epoche.
Difficile però dire quel che possa succedere nell’immaginario collettivo quando non si riesce più ad attribuire ad un ipotetico antieroe cattivo quei contro valori che permettono di far trionfare senza esitazione alcuna il bene e la giustizia.
E altrettanto complicato risulta capire se stessi, quando non si riesce ad esprimere con chiarezza un giudizio nei confronti di qualcuno che senza dubbio agisce male. Queste sono alcune delle riflessioni che rendono lo spettatore smarrito e confuso, dopo la visione del bel film “Joker”, del regista Todd Phillips. Un film incentrato su un personaggio dei fumetti, il temibile Joker, uno dei nemici dell’eroe Batman.
Eppure le vicende narrate, ambientate nella violenta Gotham City, città di fantasia simile a una delle tante moderne metropoli di oggi, poco concedono al fantastico. Descrivono invece fatti e situazioni assolutamente realistici, purtroppo.
Personaggi e intepreti di “Joker”
Il protagonista, Abert Fleck, interpretato da Joaquin Phoenix bravissimo come non mai, soffre di disturbi mentali e spesso si ritrova ad essere deriso e vessato dagli altri. Questo farà di lui il temibile Joker. Eppure, inizialmente, non è un personaggio cattivo.
Ama divertire i bambini e desidererebbe tanto non soffrire le pene che i suoi disturbi gli procurano. Ma la società non può prendersi cura degli ultimi, categoria alla quale lui appartiene. Così il nostro precipita inesorabilmente verso un destino fatto di emarginazione, incomprensione e violenza.
Il racconto ha un incedere perfetto, grazie ad un’ottima colonna sonora, bellissime scene e ottimi attori, anche il grande Robert De Niro fra questi, alimentando nello spettatore quello smarrimento e quelle riflessioni di cui abbiamo detto sopra.
Il mostro che Albert diventa espressione diretta di una società malata, incapace anche di offrire alle classi sociali altro spazio di confronto se non quello dello scontro e della violenza più bieca. Un film che suona quasi da monito, mostrando quali risultati sono da aspettarsi quando non ci si interessa degli ultimi.
E sana è solo quella società che degli ultimi e dei più deboli si prende cura. Il cammino perché questo accada, nella realtà, è ancora ben lungo e la meta, come le cronache dell’oggi ci mostrano, ancora assai lontana. Assolutamente da vedere, tra i migliori film del 2019.
Il trailer in italiano: