
di Maria Teresa de Sanctis
Talvolta si può essere meno intransigenti nel giudicare qualcosa, soprattutto quando i messaggi, pur se fra piccole incongruenze e imperfezioni, riescono ad arrivare ugualmente. Sembra il caso dell’interessante lungometraggio “Martin Eden”, di Pietro Marcello, una libera trasposizione dal romanzo omonimo di Jack London pubblicato nel 1909.

Romanzo che è stato tra i primi ad approdare al cinema, con un film muto del 1914 . Fu poi realizzato quale miniserie TV, lunga nel complesso ben 358 minuti, da una produzione italo-tedesca nel 1979 che fece epoca anche perché molto fedele al romanzo. La regia, in quella occasione, fu affidata infatti a un regista-scrittore: Giacomo Battiato.
Il film di Piero Marcello (uscito nel 2019) si giova di un ottimo cast di attori fra i quali Luca Marinelli che, per la sua interpretazione nei panni del protagonista del film, è stato premiato all’ultimo Festival di Venezia con la Coppa Volpi quale migliore attore.
In questo lavoro ci sembra che il regista stesso sia stato preso da quella sorta di euforia che ti trascina quando credi in qualcosa.
Il suo film, che altro non è se non il racconto di un’euforia creativa assai simile a questa, diventa il racconto dei sognatori di tutte le epoche. Un racconto dei visionari innamorati della loro arte. Quelli che per la loro arte vivono e, capaci di superare mille stenti, non sono poi in grado di affrontare la pesantezza dell’illusione disillusa, della delusione data da un sogno divenuto realtà, eppure vacua.
Martin Eden è un coraggioso marinaio di Napoli desideroso di vita e di conoscenza. Avendo salvato un ragazzo di famiglia assai ricca da un violento pestaggio, Martin viene accolto con riconoscenza dai suoi familiari. Così conosce la raffinata Elena della quale si innamora sin dal primo momento.
Martin Eden, la storia nel romanzo e il sogno del remake
Proprio per essere degno della sua amata, Martin si butta nello studio, leggendo e appassionandosi sempre di più al sapere. E la sua intelligenza, così valorizzata, gli consente di scoprire il suo vero talento, la scrittura. Martin è disposto a tutto pur di riuscire, accettando mille difficoltà, forte e determinato. La sua euforia ci ammalia, quello sguardo dritto sulla realtà dura dei meno fortunati, assai uguali in tutte le epoche e i mondi, diventa il nostro, commosso e partecipe.

Eppure, sebbene assai presi emotivamente, ecco che avvertiamo qualcosa che frena il nostro entusiasmo. Le troppe immagini, non sempre necessarie, i troppi diversi riferimenti temporali che creano una sorta di confusione nello spettatore. E anche l’inspiegabile accento francese nel personaggio di Elena, interpretato dall’attrice Jessica Cressy.
Non è un film perfettamente riuscito. Forse proprio per un eccesso di passione creativa dell’autore, Pietro Marcello, meridionale classe 1976 autore anche di documentari (suo il pluripremiato “La bocca del lupo”). Eppure è un bel film, con una assai variegata e pertinente colonna sonora.
Dicevamo dell’ottimo cast nel quale, oltre agli attori già citati e Carlo Cecchi, spiccano nei ruoli di contorno una serie di bravissimi interpreti quali Autilia Ranieri, Gaetano Bruno, Carmen Pommella e Marco Leonardi. La misura si acquista col tempo. Aspettiamo quindi la prossima prova del regista che comunque si è già rivelato essere una figura abbastanza libera nel panorama cinematografico italiano. E questa non è cosa facile.
Ecco il trailer ufficiale: