
Introduzione a una delle città più straordinarie d’Italia. Con questo articolo apriamo una nuova rubrica culturale sulle pagine di Maredolce.com che si occuperà della città del Palladio e del Veneto in generale. Partiamo con le tre parole più conosciute riferite a Vicenza: gatti, baccalà e Palladio
di Nereo Maggiani
Non ci sono prove che i vicentini mangino i gatti, eppure la leggenda di essere dei magna gati s’è diffusa in tutto il pianeta da circa cinquecento anni. È un’accusa infamante, quanto infondata. Io per primo, che sono un vicentino ampiamente datato, posso garantire che i gatti da noi sono amati e trattati bene. Ne possiedo due, Fred e Lulù, che vivono fiduciosi nella mia abitazione di campagna, frequentata anche da altri felini di passaggio, spesso curiosi e indiscreti. Non essendovi riscontri storici di alcun tipo, è evidente che la calunnia si è propagata nel tempo, forse a causa di antichi veronesi e padovani invidiosi della bellezza della nostra città. E anche questa potrebbe essere una leggenda, visto che tanti veronesi e padovani, come tutti gli italiani e stranieri che la visitano, riconoscono in Vicenza una città di straordinaria bellezza.
Vicenza dalle leggende alle storie vere: il baccalà
Non è, invece, una leggenda, ma storia vera, quella del baccalà, che un avventuroso mercante veneziano di nome Querini importò nella laguna veneziana dall’isola norvegese di Røst, presso le Isole Lofoten. Infatti, i generosi abitanti di Røst, nel lontano 1432, avevano salvato il Querini e i compagni essendo reduci da un disastroso naufragio avvenuto al largo delle coste della Spagna settentrionale a seguito di una furiosa tempesta.
Ebbene gli abitanti dell’isola curarono e diedero assistenza a quei poveretti, che nel frattempo avevano notato gli stoccafissi seccarsi al sole, appesi in riva al grande oceano. Al momento del commiato per il ritorno in patria, il Querini ottenne un certo numero di stoccafissi che importò nella laguna veneziana e così inizio il commercio. Vicenza poi divenne famosa per il suo prestigioso e raffinato piatto di Polenta e Baccalà, che potrete degustare nei tipici ristoranti della città. La tradizione di questa pietanza è custodita dalla rinomata Confraternita del Baccalà, gestita dai fedeli cultori di questa pietanza raffinata e gentile.
Vicenza città del Palladio
Fatte queste doverose premesse, è giunto il momento di dire che Vicenza è la città di Andrea Palladio. Massimo architetto, il cui talento si manifestò in un’infinità di edifici, ville e chiese di estrema bellezza. Palladio non nacque a Vicenza, ma fu la nostra città a dargli accoglienza, grazie all’autorevole umanista Giangiorgio Trissino, che lo notò fin da giovane, quando egli esercitava l’arte dello scalpellino nei nostri cantieri. Il letterato lo apprezzò, gli fece approfondire gli studi sul grande Vitruvio, per accompagnarlo poi a Roma per conoscere gli edifici degli antichi latini, non prima di avergli dato come pseudonimo il prestigioso nome di Palladio.
Il Teatro Olimpico, la Rotonda, La Basilica Palladiana, Palazzo Chiericati, la Chiesa di San Giorgio Maggiore e quella del Redentore a Venezia, Villa Barbaro e infinite altre costruzioni civili e religiose sono le opere più importanti del Palladio, che fanno parte di una lunga lista di interventi edilizi, non solo a Vicenza ma in tutto il Veneto. Alla fine della sua carriera il Palladio divenne l’architetto ufficiale della Repubblica di Venezia, dove pubblicò il suo capolavoro.
Ispirazione per l‘architettura della Casa Bianca negli Stat Uniti
“I quattro libri dell’Architettura”, che furono letti in tutt’Europa, soprattutto in Inghilterra e nei nascenti Stati Uniti d’America, che decisero, sotto la spinta convinta del terzo Presidente Thomas Jefferson, a sua volta architetto, di ispirarsi al Palladio per la realizzazione della Casa Bianca. Il Palladio andava “da Dio” potremmo ironicamente sostenere, perché egli era l’Architetto Ufficiale di una Repubblica e non di una qualsiasi monarchia europea, tanto malviste dal nascente stato americano.
L’incipit del suo trattato, che fin dall’inizio assume l’aspetto di un moderno “fai da te”, consiste nell’enunciazione dei principi cui deve ispirarsi un architetto:
“Tre cose in ciascuna fabrica devono considerarsi, senza le quali niuno edificio meriterà esser lodato e queste sono, l’utile, la commodità, la perpetuità e la bellezza. Percioche non si potrebbe chiamare perfetta quell’opera che utile fusse, ma per poco tempo ovvero che per molto non fusse comoda ovvero c’havendo amendue queste niuna gratia poi in se contenesse.”
Da queste parole semplici ed efficaci si può intuire la somma generosità del Palladio nello svelare i propri segreti al mondo, lavorando a ritmi impressionanti, degni di un tipico veneto di poche parole ma di fatti concreti.
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