
di Gabriele Bonafede
Trump crolla nei sondaggi, persino nel tema dell’immigrazione. Raccoglie gli irriducibili proprio in quel Michigan che sta per essere spazzato via dalle tariffe che lui stesso ha voluto imporre. I licenziamenti di massa sono già iniziati, gli agricoltori rovinati, i trasportatori senza lavoro. La sua stessa base elettorale inizia ad essere duramente colpita. Eppure raccoglie diverse migliaia di persone in uno show che si trasforma ben presto in una specie di messa nera con tanto di omelia, diaconi e chierichetti. E anticipata da una grottesca intervista dove lancia persino l’autocandidatura a sommo pontefice…
La grottesca messa nera di Trump
L’omelia di Trump è pronunciata ai ritmi della messa: intervallata dalle giaculatorie di un pubblico di adepti che crede in lui ormai in maniera esclusivamente religiosa. Il “sacerdote” li chiama a partecipare a ritmo cadenzato. E lui dispensa una valanga di bugie colossali. Le menzogne che pronuncia Trump sono innumerevoli. La CNN ne individua almeno 100, tanti quanti sono i suoi disastrosi giorni di presidenza finora. E ci vuole una buona mezz’ora per leggere l’articolo di debunking firmato da Daniel Dale per l’emittente americana (qui), dove le assurde affermazioni di Trump vengono smontate una per una e dimostrate quali falsi.
Ma non si limita alle menzogne. La messa nera di Trump dispensa insulti e minacce per tutti, accompagnate da vacue lodi per i chierichetti che salgono sul palco a incensarlo e adorarlo. Contrattacca Trump, dicendo che tutto ciò che è dimostrato dalla realtà dei fatti sarebbe fabbricato dai media, dagli avversari, dagli ex-alleati, da tutti. Continua a vivere e fare vivere il proprio pubblico di incrollabili discepoli in una realtà parallela, un mondo virtuale che non esiste.
I primi 100 giorni peggiori di sempre
La realtà è invece molto cruda, non solo per Trump ma per tutti gli americani, nessuno escluso. L’economia USA è entrata in una fase recessiva a causa della folle politica commerciale e internazionale della sua amministrazione. I porti commerciali sull’Oceano Pacifico sono fermi, le penurie nei supermercati dietro l’angolo, l’inflazione rischia di esplodere insieme alla disoccupazione e al crollo del PIL. La borsa di Wall Street subisce il peggiore calo percentuale mai registrato nei primi 100 giorni di presidenza da cinquanta anni a questa parte. Il turismo crolla di giorno in giorno, l’intera catena di produzione, logistica e distribuzione è in stallo. L’umore di consumatori e imprenditori è sotto le scarpe, altro che investimenti riportati negli Stati Uniti.
La credibilità degli Stati Uniti è sotto le scarpe. Il soft-power degli Stati Uniti è stato cancellato in soli 100 giorni a causa delle minacce nei confronti dei miglior alleati, agli insulti ai potenziali partner commerciali, alla distruzione totale dell’agenzia di sviluppo internazionale americana, la USAid.
Ma la cosa peggiore per l’americano medio è la recessione che si annuncia quale inizio di una lunga depressione economica. Una recessione che si annuncia devastante perché Trump ha provocato in questi primi 100 giorni la tempesta economica più grande della storia degli Stati Uniti e composta di contrazione dell’economia, disoccupazione e inflazione a livelli mai visti negli Stati Uniti, isolamento economico e politico, debito pubblico alle stelle.