
di Maria Teresa de Sanctis
Molto probabilmente i posteri conosceranno molto di più della storia a noi contemporanea dal cinema che non dai libri di storia. Questa considerazione diventa sempre più vera scorrendo alcuni titoli di pellicole. Ad esempio il recente Io sono ancora qui (del 2024), la storia vera di Eunice, moglie di Rubens Paiva, raccontata dal figlio Marcelo, oggi scrittore e giornalista, dopo l’improvvisa sparizione del loro caro nel 1971 durante la dittatura militare in Brasile. Oppure con Una notte di 12 anni, film di denuncia del 2018, ambientato in Uruguay nel 1973, in cui nove prigionieri Tupamaro vengono portati via dalle loro celle e trasferiti in diverse caserme nel paese, in condizioni estreme, nel corso di 12 anni. Fino ad arrivare all’odierno Il seme del fico sacro (The Seed of the Sacred Fig), del 2024 di Mohammad Rasoulof ambientato nell’Iran di oggi.
Un film coraggioso e premiato
Il seme del fico sacro ha ricevuto il premio speciale della giuria al Festival di Cannes del 2024, dove ha esordito in prima mondiale, quindi il premio quale miglior film straniero al National Board 2024, più varie candidature fra le quali la candidatura all’Oscar quale miglior film straniero ai premi Oscar 2025, in rappresentanza della Germania (qui la lista di candidature e premi ricevuti).
Un film coraggioso, trasudante verità, grazie anche ai tanti inserti di video autentici ripresi da cellulare, testimonianze delle recenti e continue proteste giovanili e delle violente repressioni in piazza a Teheran. Il seme del fico sacro racconta come il dramma sociale delle imposizioni arcaiche volute dal regime iraniano si trasformi in dramma familiare, arrivando a inficiare persino un legame profondo come quello tra padre e figlia.
Assistere allo sgretolamento di uno degli affetti più forti per natura dell’essere umano rende il racconto fortemente drammatico. È un pugno allo stomaco al quale si viene preparati lentamente ma inesorabilmente. Inoltre, narra fatti molto recenti e per questo coinvolge totalmente lo spettatore, rendendolo più che partecipe a quella tragedia familiare, esistenziale e sociale.
Il seme del fico sacro: le donne in Iran
Le donne sono al centro della vicenda: maggiormente prese di mira da leggi medievali. In Iran accade che una ragazza può venire uccisa a bastonate solo per una ciocca di capelli scivolata fuori dal velo, tragico e noto evento del quale si parla anche nel film.
Pur essendo donne di diverse generazioni ed educazione, una madre e le sue due figlie, si ritroveranno unite dalla consapevolezza di quanto sia inconcepibile quella violenza esercitata da un’assurda “morale”. Una “morale” che è al di fuori del tempo e della logica. Una violenza che il governo iraniano vorrebbe loro imporre in un paese che comunque vive la modernità.
Un altro artista cacciato dal regime iraniano
Mohammad Rasoulof ha girato Il seme del fico sacro in clandestinità all’interno di un appartamento come Il male non esiste, altro suo film premiato con il leone d’oro a Berlino nel 2020. Il regime iraniano ha condannato nuovamente Rasoulof revocando il suo passaporto, cosa già accaduta in passato.
A questo punto però il regista, pur se con grande dolore, ha deciso di lasciare per sempre il suo paese, raggiungendo la Germania con grandi difficoltà. Paese nel quale in passato aveva già vissuto. Diversamente da quanto accaduto a Berlino nel 2020, dove fu la figlia a ritirare per lui il premio, questa volta è riuscito a presenziare alla premiazione del suo film a Cannes.
Un artista coraggioso che dà voce e speranza a tutti quelli che credono e lottano per cambiare. Il film è stato realizzato anche grazie e Arte France e Arte Deutschland. Da non perdere. In Italia lo distribuisce Lucky Red.
Altre recensioni cinema qui.