
di Gabriele Bonafede
Le azioni dello UnitedHealth Group, il più grande gruppo del settore della sanità negli Stati Uniti sono crollate ieri giovedì 17 aprile di qualcosa come il 22.38%.
Per chi non lo ricordasse, è il gruppo il cui CEO della parte assicurativa-sanitaria (UnitedHealthcare) è stato assassinato lo scorso 4 dicembre a New York.
I giornali specializzati riportano che la perdita nel valore delle azioni è dovuta a proiezioni di bilancio meno buone delle attese. Tuttavia, a vedere i dati snocciolati dal gruppo a fronte dell’entità del calo azionario si rimane perplessi.
UnitedHealth Group, Dow Jones e tariffe
Il gruppo fa parte delle 30 grandi imprese che compongono l’indice Dow Jones. Il peso dello UnitedHealth Group nell’indice DJ è particolarmente alto: oltre il 7%. Da qui deriva il -1.33% segnato ieri dell’indice Dow Jones nel complesso. Ma non si può non constatare che il segnale è preoccupante per il mercato azionario al di là delle proiezioni di bilancio del gruppo.
Le tariffe di Trump sono infatti particolarmente gravi per tutto il sistema sanitario americano. Benché ci sia al momento una esenzione del settore farmaceutico, è indubbio che le tariffe colpiscono già molte fonti di approvvigionamento del settore sanitario. Per giunta, l’amministrazione Trump ripete che le tariffe sul settore farmaceutico e sanitario in generale ci saranno presto.
Il crollo delle azioni più importante gruppo del settore sanità potrebbe essere il primo segnale di una imminente situazione drammatica con effetti a catena. Anche perché lo UnitedHealth Group si occupa sia della fornitura di servizi sanitari sia dell’aspetto assicurativo riguardante la sanità che, negli Stati Uniti, è largamente se non interamente affidato al sistema privato.
Drammatica incertezza
Non si rivelano al momento effetti delle tariffe particolarmente negativi nel valore delle azioni del settore sanitario rispetto alla media. Ovviamente ci sono stati forti ribassi anche in grandi imprese assicurativo-sanitarie americane, ma non in maniera sistematicamente più grave del mercato nel complesso. Tuttavia il segnale di difficoltà di un gruppo così solido suggerisce diverse ipotesi.
Certo è che se la sensazione dell’impatto negativo delle tariffe sui bilanci delle imprese assicurative-sanitarie dovesse aumentare, il rischio di effetti a catena nel sistema finanziario aumenterebbe in maniera consistente. Anche perché è indubbio che le tariffe stanno mettendo a dura prova l’intera economia degli Stati Uniti soprattutto nella componente tecnologica, logistica e di programmazione di investimenti e flussi commerciali.
L’incertezza sulle tariffe ha di fatto messo in pausa tutto il sistema economico mondiale, soprattutto nei flussi di commercio tra le più grandi economie mondiali, USA e Cina. Gli impatti non sono ancora evidenti nei mercati, ma i segnali sono già molto preoccupanti. Più tempo durerà l’incertezza, più gravi saranno gli impatti negativi su imprese, finanza, occupazione e inflazione.
Alla ripresa dei mercati dopo la pausa pasquale sarà interessante vedere cosa succede.
In copertina, Wall Street, foto di Robb Miller su Unsplash