
di Gabriele Bonafede
Per arrivare a un accordo commerciale tra USA, Messico e Canada ci vollero 18 mesi, solo nella fase finale. Per giunta il presidente USA dell’epoca non si permetteva di insultare i suoi partner. È facile rendersi conto che le probabilità che Trump trovi un accordo con 70 paesi e blocchi commerciali entro 3 mesi siano pari a zero.
E comunque sarebbero accordi poco meno che inutili perché Trump ha dimostrato di stracciare da un giorno all’altro accordi che esistevano da decenni. L’incontro tra la Presidente del Consiglio italiana Georgia Meloni e Trump lo dimostra una volta di più. In effetti, la cosa più incredibile che ha detto la Meloni alla Casa Bianca è: “Io sono qui perché considero Trump un interlocutore credibile”. Lo stesso fatto che abbia detto una cosa simile è preoccupante. Da qualsiasi punto di vista lo si osservi.
L’incontro Meloni-Trump dimostra che gli accordi commerciali sono molto lontani
I due hanno ribadito la volontà di arrivare a un accordo possibilmente attraverso un incontro a Roma tra Trump e i leader europei. Ma ciò allunga i tempi dell’accordo anziché ridurli. Per quanto Giorgia Meloni si sforzi di apparire come il mediatore tra UE e Trump, non ha il mandato politico per farlo aggiungendo ulteriori elementi di incertezza e lentezza nei negoziati.
La strategia di Trump è in tutta evidenza quella del dividi et impera. Cioè di dividere l’Unione Europea, soprattutto nell’ambito dei negoziati per eventuali accordi di commercio. Certamente Trump ha altre sponde per questo tipo di strategia, come gli attuali governi di Ungheria e Slovacchia. Ma proprio per questo finisce per allungare i tempi di qualsiasi negoziato.
Una vetrina oggi, un disastro domani
La missione della Meloni si può rivelare vantaggiosa per qualche giorno perché fa vetrina. In realtà è un boomerang per tutti (Meloni, UE e Stati Uniti compresi), ma soprattutto per la Meloni stessa, per due motivi principali.
Uno. Trump in ogni caso non è credibile perché ha stracciato decine di trattati commerciali in un solo giorno. Qualsiasi trattato si firmi con lui non vale la carta sulla quale è scritto. Ormai lo sappiamo tutti, ma la Meloni e anche molti italiani non si sono ancora accorti di questo.
Due. Trump ha portato gli Stati Uniti a una recessione delle quali è difficile immaginare le proporzioni, per non parlare della crisi istituzionale interna sempre più grave. I mercati sono a un passo dal collasso, l’economia USA pure, il crash economico e finanziario degli Stati Uniti è dietro l’angolo e con esso il caos e il declino politico di Trump e la sua cerchia di incompetenti al governo.
Una scommessa su un cavallo pazzo
Mettersi a fare l’amica di Trump poco prima che si vedano gli effetti delle sue follie è una mossa sbagliata anche per il partito della Meloni e la Meloni stessa: sta puntando sul cavallo perdente, o quanto meno su un “cavallo pazzo”. Significa puntare su colui il quale ha creato e sta creando sempre più caos – tra l’altro insultando e minacciando tutti in maniera goffa, volgare e inqualificabile.
L’unica risposta alla disastrosa politica economica, estera e commerciale di Trump è quella di ignorarlo e fare accordi commerciali con partner credibili o per lo meno con un minimo di credibilità. Che poi è ciò che stanno facendo tutti, Giappone compreso, tranne la Meloni.