di Guido Rizzo Cavadi
Colto alla sprovvista da una misteriosa inondazione, un gatto dovrà adattarsi all’evolversi degli eventi per sopravvivere insieme ad altri compagni di viaggio che incontrerà lungo il cammino verso la salvezza.
Flow, una metafora sulla vita
Flow (o Straume in lingua originale lettone) è una vivace metafora sulla vita la quale, quando meno te l’aspetti, decide che è il momento di farti uscire dalla comfort zone, destabilizzarti e spingerti al cambiamento. Panta réi, dicevano gli Antichi greci, « tutto scorre » proprio come il flusso eponimo che, ingrossandosi in misura sempre crescente e facendo piazza pulita a favore del nuovo che deve ancora arrivare, inghiotte indistintamente tutto ciò che bagna. E a essere inghiottito è anche il Gatto che dovrà mettere da parte la propria idrofobia e bagnarsi le zampette per non finire annegato, adattandosi così alle nuove circostanze e creando legami con le altre raminghe creature del bosco.
Ed è proprio narrando tali vicende che Gints Zilbalodis, regista e co-sceneggiatore esordiente, lancia un messaggio di concordia e di solidarietà attraverso i suoi animali. In un futuro segnato dall’assenza di esseri umani, la Terra passa sotto il dominio degli animali e la Natura riprende il sopravvento rimpiazzando la razza umana con le razze minori. Non ci è dato sapere se, nel futuro, riusciremo a trasferirci su Marte grazie al nostro ingegno oppure se finiremo per estinguerci per la nostra stupidità…
Un giovane regista
Il trentenne regista lettone Gints Zilbalodis, coerentemente con la sua visione unanimistica della vita, lascia tale risposta alla sensibilità degli spettatori per evitare divisioni e, più in generale, sembra avocarsi un ruolo di osservatore esterno di ciò che succede nel mondo da lui rappresentato.
Ciò che succede, dunque, avviene secondo il normale e inevitabile corso della Natura e i nuovi padroni si organizzano in branchi con le proprie regole e con i propri leader chiamati a dettarle e a farle rispettare: chi non riesce a stare al passo con gli altri, come il Cane, rimane abbandonato nell’indifferenza generale dei suoi simili; chi si ribella, come l’Uccello, viene ostracizzato; chi semplicemente se ne frega, come il Lemure, è destinato alla solitudine e alla grettezza; chi è soddisfatto della propria vita, come il Roditore, si abbandona ad atti di generosità come quello di accettare il Gatto (e, via via, gli altri) a bordo della propria barca a vela.
In questo nuovo assetto social-faunistico, dove confluiscono i “reietti”, non c’è spazio per rivalità ed egoismi di sorta. Ognuno deve apportare il proprio contributo alla sopravvivenza del gruppo anche se ciò richiede rinunce a livello individuale.
Flow, quindi, offre una lezione di vita tanto semplice quanto efficace: metti insieme un gruppo di soggetti diversi in tutto e per tutto e indirizzali a un fine comune; fai in modo che tale fine sia di cruciale importanza e costringi i soggetti a collaborare; alla fine, tutti ne usciranno più arricchiti e dimentichi delle proprie differenze originarie.
Se la forma è sostanza
Il vero punto di forza di Flow non si manifesta tanto nei temi proposti da Zilbalodis quanto, piuttosto, nella forma di cui l’Autore si serve per veicolare i propri temi agli spettatori. A ben vedere, infatti, le tematiche trattate sono universali e trascendono il tempo, lo spazio e l’età anagrafica del pubblico e, perciò, restano valide sempre e comunque; tuttavia è grazie alla forma, da noi intesa come sommatoria della tecnica e del modo con cui questa chicca multimediale si presenta nelle sale, che Flow parrebbe dare il meglio di sé arrivando, forse, a superare i limiti dell’animazione tradizionale.
La tecnica parrebbe quella di una “terza via” tra il disegno animato proprio dei prodotti Disney e l’animazione digitale propria dei prodotti Pixar (tra Biancaneve e Toy Story, per citarne gli archetipi) e questa terza via, in qualche modo, parrebbe adagiarsi sulla resa visiva tipica dei motori grafici utilizzati nella realizzazione di videogiochi tridimensionali. Forse non è un caso che, sin dalle prime scene e più in generale nelle inquadrature che osservano il Gatto, si ha proprio la sensazione di giocare a un videogioco free-roaming con componenti survival-fantasy.
La voce sta nella natura
Il che, tradotto in termini cinematografici, implica lunghi e frequenti “piani sequenza” a ridosso del protagonista il quale viene incessantemente guidato da una forza misteriosa in cerca di elementi utili alla sopravvivenza (un riparo, dei personaggi con cui interagire, qualcosa da mangiare, una destinazione da raggiungere ecc.).
E, quasi come a volere rimediare a ipotetiche limitazioni hardware – annoso problema relativo all’ottimizzazione dei videogiochi in funzione della piattaforma in cui vengono giocati – la resa grafica finale si presenta priva di inutili orpelli così da valorizzare soltanto personaggi ed elementi scenici essenziali per la trama.
Quanto al modo con cui il regista lettone fa sentire la proprie voce agli spettatori, il punto di forza di Flow sta proprio… nella mancanza di voci. In Flow, in effetti, non c’è spazio per i dialoghi ma soltanto per lo scambio dei versi tra gli animali, per i suoni della natura e, con il dovuto garbo, per la musica. Con verosimile sollievo degli spettatori più anziani, Zilbalodis sceglie di allontanarsi di parecchio dai canoni dell’animazione tradizionale – che propina animali e oggetti parlanti o, peggio, cantanti – e restituisce agli spettatori un prodotto maturo e generalmente apprezzabile. Così facendo, l’Autore si mostra rispettoso del pubblico proponendo scenari essenzialmente credibili – anche se non del tutto realistici – e invitando gli spettatori a un maggior sforzo di attenzione dovuto all’esigenza di interpretare le reciproche interazioni degli animali.
Flow: un nuovo modo di intendere i “cartoni animati”?
In conclusione, Flow potrebbe rappresentare un’interessante svolta nel modo di concepire e realizzare quelle particolari opere audiovisive alle quali, per rapidità di intesa con il lettore, ci riferiremmo come “cartoni animati”. Flow riesce, infatti, a riunire grandi e piccini davanti allo schermo, superando sia i prodotti Disney quando arrivano agli adulti servendosi dei doppi sensi, sia i prodotti Pixar quando propongono personaggi e situazioni poco credibili.
Il merito di Flow, quindi, è di tracciare i contorni di una fantasia “universalmente accettabile” puntando non solo sul contenuto ma anche sulla forma la quale, dal punto di vista tecnico, parrebbe attingere a piene mani dal mondo videoludico. Non a caso, forse, il miglior precedente di Flow può essere riscontrato nel videogioco Stray del 2022 dove il gatto protagonista, in seguito a un evento naturale, si ritrova a dover contare esclusivamente sulla propria felinità, fisica e comportamentale, per sopravvivere in un mondo estraneo e da tempo disabitato dagli esseri umani che pure hanno lasciato le loro tracce.
Una narrazione appagante
La narrazione di Flow, grazie anche a una trama che ruota attorno a una tematica fortemente tangibile quale la sopravvivenza, è qualcosa di magnificamente stimolante, da una parte, della creatività degli animatori e, dall’altra parte, dell’intelligenza degli spettatori. Quella di Flow, è una narrazione decisamente più appagante – sia a livello creativo che a livello di fruibilità – e più innovativa rispetto alla narrazione tradizionale la quale, al contrario, presuppone una certa monoliticità creativa da parte degli animatori e un contegno essenzialmente passivo da parte degli spettatori; è una narrazione che, allo stato, non ha precedenti di rilievo nel settore audiovisivo e che, oltre a segnare un nuovo traguardo in tale settore, potrebbe rappresentare una nuova e interessante sfida per simili opere future.
In particolare, potrebbe rappresentare una sfida lanciata dal “Davide” Gints Zilbalodis contro i “Golia” dell’animazione che, pertanto, dovranno scegliere se adeguarsi ai tempi e stimolare le nuove menti oppure se rimanere legati al passato e continuare a propinare animali e oggetti parlanti e canterini.
Scheda film in italiano da Cinematografo:
Flow-un mondo da salvare
Regia: Gints Zilbalodis
Sceneggiatura: Gints Zilbalodis, Matīss Kaža
Fotografia: Gints Zilbalodis
Musiche: Gints Zilbalodis, Rihards Zalupe
Montaggio: Gints Zilbalodis
Durata: 85′
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE AVVENTURA
Produzione: GINTS ZILBALODIS, MATĪSS KAŽA, RON DYENS, GREGORY ZALCMAN
Distribuzione: TEODORA FILM
Data uscita: 2024-11-07
– PRESENTATO AL 77. FESTIVAL DI CANNES (2024), SEZIONE ‘UN CERTAIN REGARD’