di Gabriele Bonafede
Per essere ottimisti, il “campionato degli italiani”, la serie B del calcio, è iniziato in sordina. A ben guardare la prima giornata è stata un vero e proprio disastro: uno spezzatino insipido per il quale non è ancora chiaro a tutti come guardarlo in tv. Mentre gli stadi si svuotano di spettatori sportivi e si riempiono, semmai, di ultras dai modi poco civili, per dirla con un eufemismo.
Questo campionato 2018-2019 in realtà parte male, malissimo, per tutti. Sciagurato figlio di un campionato 2017-2018 finito nell’ignominia, ha di fatto sancito la corrosione del concetto di sport e sportività. Ha anche sancito la disattenzione per le più elementari regole sportive e di competizione. E della decenza.
Ha sancito, inoltre, che promozioni e retrocessioni non sono verdetti sul campo, ma affare di giustizia (sportiva e non) e di colpi di mano organizzativi.
Ha sancito che il numero delle retrocessioni è variabile, e quest’anno, in questa sciagurata estate 2018, sono state ben sette: Novara, Entella, Pro Vercelli e Ternana sul campo, più Bari, Cesena e Avellino fuori dal campo.
C’è persino una “mezza retrocessione”, con 8 punti di penalizzazione al Foggia che peseranno sulla classifica, a meno di una marcia trionfale dei meritevoli Satanelli. Il club pugliese ha infatti onorato il calcio e lo sport anche all’ultima giornata della scorsa stagione andando a pareggiare in 10 a Frosinone, pur non avendo nulla da chiedere al campionato a quel punto.
Oggi c’è soprattutto un campionato monco, con un organico chiaramente incompleto: 19 squadre. Siamo, insomma, “alla frutta”. Soprattutto dal punto di vista sportivo e dell’incertezza. Soprattutto quando si sa che i 3 punti sul campo possono essere cancellati da provvedimenti fuori dal campo. Soprattutto quando si permette a club con comportamenti antisportivi di essere addirittura premiati con la promozione. Soprattutto quando numerosi arbitraggi risultano qualitativamente dubbi e reiterati e anche qui ci sono promozioni anzichè sanzioni.
Per quanto riguarda le sette retrocessioni di fatto, ci si chiede perché non sia avvenuta l’ovvietà. E cioè che, posto che tre club gloriosi (Avellino, Bari e Cesena) siano stati puniti per motivi economici, non siano stati rimpiazzati dai club arrivati in classifica in maniera utile a rimanere nella categoria: Novara, Virtus Entella e Pro Vercelli (o Ternana se uno di questi club non fosse in grado di partecipare).
Anche loro club falliti? Non sembra, visto che sarebbero stati in grado di fornire garanzie economiche per partecipare, oltre alla volontà: hanno infatti presentato regolare domanda, con carissime fidejussioni e tutto quanto. E sarebbero stati in grado, inoltre, di fornire garanzie di sportività ben maggiori di due club che invece sono stati promossi in massima serie (Parma e Frosinone) nonostante evidenti e riconosciute magagne sul piano eminentemente sportivo. E della decenza.
Stupisce che la Pro Vrercelli, grande storia del calcio e sette volte campione d’Italia, non abbia ricevuto l’attenzione data, anni fa, alla Fiorentina in quanto a meriti sportivi. Stupisce. E molto.
All’oggi, la situazione della serie B è insomma semplicemente spaventosa e, per dirla tutta, priva di digntà sportiva e persino di logica. Soprattutto a 19 squadre e con sette retrocessioni di fatto.
Nonostante l’evidenza, il mondo del calcio non si rende conto che “il campionato degli italiani” è veramente il campionato-chiave: è la spina dorsale di tutto il sistema-calcio in Italia. Unisce il mondo del calcio professionistico di massima serie con quello diffuso delle serie minori.
È un campionato che rappresenta una grande fetta di popolazione, di città, di realtà piccole, medie e grandi che costituiscono il punto di arrivo dal mondo dilettantistico e la piattaforma di lancio del calcio italiano del futuro. È il campionato che ha formato un gran numero di campioni in età giovane e giovanissima, e persino rilanciato futuri campioni nazionali in età relativamente avanzata (cito ad esempio Grosso, Corini e Toni che rinverdirono col Palermo del 2003-2004, ma ce ne sono stati tantissimi altri in altri club o stagioni).
C’è molto da fare per far ripartire il sistema calcio italiano, piagato da una gestione sconsiderata. Forse ci sarebbe anche la possibilità di riportare il campionato di serie B 2018-2019 a 22 squadre, riammettendo i club retrocessi sul campo entro una settimana e riformulando il calendario senza annullare le partite finora giocate. È tecnicamente possibile e auspicabile per evitare ricadute deleterie, sportive ed economiche, su tutto il calcio italiano.
In copertina, lo Stadio San Nicola a Bari. Progettato da Renzo Piano, capienza: cinquantottomila spettatori. E i galletti giocheranno tra i dilettanti.
La gestione della “giustizia” sportiva fa accapponare la pelle. Vergogna è dire poco, vhi gestisce il calcio italiano in questo modo dovrebbe sparire dalla circolazione. Meritocrazia alla rovescia, premiate antisportivi, scorrettezze e imbrogli, punita l’onestà e il rispetto delle regole e dell’avversario.
E questo sarebbe sport? Che schifo la serie B e anche la A non è da meno
Parla indubbiamente, senza nominarlo, del Catania, cioe’ di una squadra che ha gia’ pagato in modo molto salato avvenimenti ancora poco chiari, avvenuti anni fa con sentenze che hanno punito solo una squadra.
Ma in ogni caso tutto questo non sarebbe successo se l’anno prima quando retrocedemmo da terzultimi dalla serie A, avessero rispettato le norme, ripescandoci, non iscrivendo il parma di ghirardi, che era senza conti in regola sin dall’inizio e che poi si dimostro’ non potere finire nemmeno il campionato.
A noi ci hanno sempre perseguitato, ci considerate “squadra canaglia”, vi siamo sempre stati indigesti e il palazzo non vedeva l’ora prima o poi di cogliere in fallo una persona che si era permessa nominare andrea agnelli come una zitella isterica…..ovviamente ce l’hanno fatta pagare.
Cordialita’
Gentile Antonino, non è così. Non abbiamo voluto parlare del Catania senza nominarlo. Anzi, a nostro avviso anche il Catania avrebbe meritato di essere promosso. Semmai, mostrando la foto dello stadio di Bari (che è anche un club molto rivale al Palermo), consideriamo assurdo che città meridionali così importanti non siano per lo meno in serie B, se non in serie A. Abbiamo risorse limitate, ma cercheremo di pubblicare un articolo che dimostri perché il Catania quest’anno (e direi sempre) meriti di giocare per lo meno in serie B e non in C. La rivalità tra tifosi è un conto, la drammatica situazione del calcio in Italia è altra. Grazie comunque per il commento: ha permesso di chiarire questo aspetto dell’articolo.