di Gabriele Bonafede
Pioggia come lacrime, triste Ferragosto 2018. Surreale, spaventoso, misero. L’Italia crolla, e quel ponte di Genova ne è simbolo concreto, tragico, sconvolgente.
Simbolo di un’Italia che crolla anche fisicamente, oltre che moralmente. Quando ancora si cerca di trovare e salvare i feriti, quando i morti non sono stati ancora trovati e pianti uno ad uno, lo spettacolo dei nostri governanti non è meno mostruoso di quel crollo.
In un Paese civile e non retrogrado si partirebbe dal dramma e dal dolore per ricostruire. Ci sarebbe un moto unitario, al di là degli steccati politici, per ripartire. Per far sì che quelle vittime non siano vane: ricostruire un’Italia che crolla.
Invece no. Come nel medioevo, l’Italia retrograda che guarda invariabilmente al passato, cerca “il colpevole”. Governanti, capi politici, ministri, attizzano l’odio. Parlano di punizioni esemplari prima ancora di capire dove si è sbagliato, dimenticando che tutti noi italiani siamo colpevoli del disastro di Genova.
È crollato un ponte che era ormai un antiquariato del XX secolo a fronte dello sviluppo dei trasporti da XXI secolo. Era un ponte tra la riviera di Levante e quella di Ponente. Era un ponte celebrato quale avveniristico quando fu realizzato. Fatti salvi gli eventuali, e a tutt’oggi non provati, problemi di costruzione e manutenzione, era un ponte diventato strategicamente obsoleto per un evidente salto tecnologico ed economico realizzato in Italia e nel mondo negli ultimi 50 anni: traffico molto più intenso, veicoli molto più pesanti, urbanizzazione molto più densa. Nel bel mezzo di un’Italia che dice no al progresso, che vuole tornare ai dazi e alle autarchie autoritarie del passato.
Il Ferragosto 2018 sarà forse ricordato per molto tempo per questa tristezza e questa insensatezza: le vittime di quella tragica e sconvolgente caduta calpestate da accuse ignobili di tutti contro tutti. Calpestate dalla caccia alle streghe fomentata dalle notizie fake, dai troll, dalla politica cinica e spietata. In un’Italia governata da personaggi che si fanno propaganda a colpi di brevi frasi cinguettate a mangime per l’irredimibile odio popolare di medievale memoria.
Vittime calpestate dall’incoerenza di chi, pur al governo, non si esime dal “cercare il colpevole” prima ancora di cercare soluzioni. Siamo tutti colpevoli un’altra volta, ché l’Italia è un Paese che crolla moralmente verso il peggio: nazionalismo becero, divisioni, odio, caccia alle streghe, ignoranza, avventatezza, discriminazioni, razzismo…
Un Ferragosto triste, con le lacrime di pioggia dal cielo. Lacrime. Rinnovate per la dipartita di Rita Borsellino, simbolo della lotta alla mafia in un Paese che ha dimenticato tutto. Un Paese che ha dimenticato gli orrori portati dal fascismo come quelli portati dalla mafia. Un’Italia che ha dimenticato l’insegnamento del grande Sandro Pertini: la libertà e la democrazia vanno difese giorno per giorno.
Un Paese che è triste come questo Ferragosto 2018, ripiegato su se stesso come quel pilone accartocciato del Ponte Morandi. Un’Italia dove Michelangelo, Leonardo da Vinci, Galileo, Marconi si rivoltano nella tomba a sentire le frasi medievali degli ignoranti oggi al potere. Un Paese che si ritrova, nel XXI secolo, ad avere centinaia di migliaia di seguaci per le teorie medievali in campo medico, geografico, giudiziario, economico, sociale. E politicanti che li rappresentano nelle massime istituzioni: ricusando vaccini, assalendo i medici, insultando gli ingegneri e gli economisti, diffondendo la caccia alle streghe e la retrograda via dei secoli passati.
È il triste Ferragosto di un’Italia che crolla.
È triste che ci siano questi rischi. E il rischio di oggi non è solo il crollo del prossimo ponte, o la prossima frana, il prossimo terremoto. Il rischio di oggi è che ci vorrà un’intera generazione per risollevare l’Italia dal triste percorso del gambero.
Foto di Rita Borsellino nel testo tratta da Wikipedia. Di Dedda71 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4461217
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