
Il rischio di deterioramento nei rapporti diplomatici italiani con un numero immenso di paesi è ormai evidente. Siamo sicuri che questo voglia dire “prima gli italiani”?
di Gabriele Bonafede
In poche settimane di governo Lega-M5S guidato, di fatto, da Salvini, l’Italia è entrata in contrasto con un numero impressionante di Paesi esteri. Solamente a contarli vengono i brividi. Il governo italiano, sul tema dell’immigrazione ma non solo, ha infatti palesato discordie che hanno del grottesco.

Benché ancora ampiamente recuperabile, si tratta di un deterioramento dei rapporti diplomatici senza precedenti, foriero di grandi difficoltà, che lo si ammetta o meno. L’Italia era infatti percepita come un Paese che faceva “da paciere”, come da comportamento di noi italiani, spesso attenti a rispettare culture e Paesi diversi dal nostro, a rispettare la cordialità diplomatica, a trovare una mediazione anche in situazioni complesse.
Oggi, con il governo Lega-M5S, che lo si ammetti o meno, veniamo sempre più percepiti come quelli che soffiano sul fuoco delle polemiche nazionali e internazionali. A volte legittime, per carità. Ma a volte con un comportamento che appare strumentale e rivolto alla politica interna, forse inteso a raccogliere voti con lo slogan a doppio taglio del “prima gli italiani”.
Innanzitutto, il deterioramento dei rapporti diplomatici, sia pure indiretto, lo si registra con tutti o gran parte dei paesi dell’Africa, che sono 53. Implicitamente, ma spesso anche esplicitamente, cittadini di questi Paesi che sono immigrati in Italia sono stati additati, e anche insultati, durante la campagna elettorale della Lega.
Tutti, salvo uno: l’Egitto. Salvini, infatti, ha recentemente detto di voler ricucire proprio con l’Egitto rinunciando a difendere le indagini sulla tortura e uccisione di un italiano, Regeni, per una non ben definita “ragion di Stato”.
Ragion di Stato che però non è minimamente considerata per altri paesi africani, dalla Tunisia al Marocco, dalla Nigeria al Ghana, alla Guinea, al Senegal a tanti altri, i cui cittadini vengono additati come il “male assoluto” una volta arrivati in Italia quali immigrati.

Ma non basta. Il nuovo governo italiano si è alienato le simpatie dei governi e dei cittadini di Paesi che erano considerati amici fino a poche settimane fa: la Francia (per le dichiarazioni di Macron), la Germania (per la politica monetaria europea), l’Olanda (per le navi ONG), la Spagna (per la vicenda della Catalogna), tanto per citarne alcuni. Non manca giorno che non ci siano attacchi frontali contro questi Paesi, con tweet e dichiarazioni social (ma anche ufficiali) dal sapore ultranazionalista da parte di esponenti del governo. La cosa anche più grave è che molti comunissimi cittadini italiani, così sollecitati nel propagandare un antieuropeismo e un nazionalismo estremo, vanno ormai ben oltre il limite dello sciovinismo.
Nel conteggio, finora, siamo dunque arrivati a ben 56 Paesi. Ma non è finita. Con lo strenuo sostegno alla Siria e alla Palestina, i rapporti con Israele sono anch’essi in discussione. Così come quelli con gli Usa, per lo meno quando si mettono di traverso su Siria, armi chimiche, Iran o altro. Va da sé, che questa è una politica di avvicinamento alla Russia “senza se e senza ma” che appare sempre più evidente. E non solo per la scelta di ministri e sottosegretari in posti chiave che non fanno un mistero della loro vicinanza a Putin e i suoi alleati. Non a caso le TV russe parlano liberamente di Salvini come “il nostro uomo in Italia”.
Da tempo i rapporti dell’Italia Lega-M5S vanno deteriorandosi nei confronti dell’Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo, pur di sostenere l’Iran e Assad. Va anche detto, che i rapporti con l’Ucraina si vanno deteriorando sempre più a causa, appunto, dell’avvicinamento dell’Italia alle posizioni della Russia, su Crimea e Donbass. E continuando così, anche con i Paesi Baltici (Estonia, Lituania e Lettonia, ma anche la Finlandia) non si preannuncia un futuro diplomatico particolarmente idilliaco.
C’è un avvicinamento con i quattro paesi di “Visegrad” (Polonia, Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca), ma è un avvicinamento “a tempo”. Perché sono paesi che proprio sull’immigrazione vorrebbero fare le scarpe all’Italia. Siamo arrivati, così, a quasi 70 paesi con i quali i rapporti diplomatici si sono deteriorati, in alcuni casi in maniera evidente e pronunciata, da quando è stato formato il governo Lega-M5S e gli italiani dimostrano di apprezzarne la politica estera e di immigrazione.

Ma non è ancora finita. I rapporti di Lega e M5S con la Romania sono da tempo difficilissimi, se non compromessi. Adesso, con l’Italia governata da questi due partiti, si vanno deteriorando. I romeni sono da tempo nel mirino degli anti-immigrazione, essendo la nazionalità di immigrati di gran lunga più presente in Italia. Stessa cosa per gli albanesi ed altre popolazioni balcaniche.
Con il riavvicinamento di Portogallo e Grecia all’UE, inoltre, anche con questi paesi si prospettano problemi nei rapporti diplomatici. Dal momento in cui c’è un’evidente simpatia tra Lega e Erdogan, ci si può immaginare pure un deterioramento specifico dei rapporti dell’Italia con Grecia e Cipro. Non parliamo della piccola Malta, ormai bersaglio continuo del governo italiano. Malta, molto amica della Gran Bretagna…
Né con la Croazia le cose vanno bene, e da tempo. Stessa cosa con la Slovenia. L’attuale governo non sembra aver fatto passi diplomatici d’amicizia con questi Paesi, soprattutto per quanto riguarda i trascorsi storici.
Arriviamo, così, a qualcosa come circa 80 Paesi, molti dei quali nella ricca Europa, con i quali ci troviamo con rapporti diplomatici che vanno dal leggero deterioramento delle relazioni all’aperto, voluto e propagandato, contrasto su temi dei più svariati. Un biglietto da visita che si va macchiando sempre più e che può avere ripercussioni deleterie per il nostro export e i nostri rapporti commerciali in genere. Forse l’aumento dello spread andrebbe cercato qui e non in elucubrazioni di pura speculazione finanziaria, più o meno immaginaria…

Ora, ci si chiede, se la ragion di Stato vale nel caso dell’Egitto, dove, ammesso ma sicuramente non concesso, ci sarebbero interessi economici italiani da difendere anche a costo di passare sopra il martoriato corpo di Giulio Regeni, come andranno gli interessi economici in un tale numero di paesi del mondo, vicini e lontani, con i quali l’attuale governo sta cercando di “battere i pugni sul tavolo”? Paesi ripetutamente denigrati nella campagna elettorale continua (e “social”) di Lega e Movimento Cinque Stelle nonostante siano già solidamente al governo.
Se aggiungiamo ulteriori situazioni di contrasto, quando ad esempio di parla di dazi, religione, Venezuela o altro, dobbiamo includere tra i paesi con evidente deterioramento dei rapporti diplomatici: il Canada, il Messico, alcuni paesi dell’America latina (compreso il Brasile dove scappano i venezuelani per sfuggire alla miseria e alla morte sotto Maduro), un bel poco di paesi asiatici, tutti o quasi i paesi islamici non africani, e tanto altro, come la stessa Turchia, i paesi del Caucaso, i paesi dell’Asia centrale (quasi tutti islamici, per altro).
A conti fatti, si tratta di 100-200 paesi che la politica estera e interna italiana si sta alienando con un percorso che è di pura follia: quello del sostegno a Putin sempre e ovunque e a qualsiasi prezzo. Quello del “sovranismo” e dello sciovinismo più efferato, fino al secolo scorso chiamato più correttamente fascismo. Quello della “difesa della razza” e della “religione”, concetti forieri di lutti e miserie semplicemente enormi.
Si tratta di paesi che, sommandoli, rappresentano miliardi di persone e migliaia di miliardi in economie nazionali e transazionali. Non parliamo dei puri rapporti di forza militare, che sarebbero semplicemente grotteschi: non saremmo schiacciati in poche settimane, nemmeno in pochi giorni o in poche ore. E nemmeno in pochi minuti, ma in pochi secondi.
Prima gli italiani? Questo è perseguire una politica del “prima gli italiani”? Ne siamo sicuri?
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