di Giovanni Rosciglione
Ora immaginate un uomo (chiamiamolo Garibaldi) che da pizzaiolo, con sagacia e sacrifici, scala la vetta del successo e prima apre una trattoria, che diventa nota per la qualità del cibo; da lì passa a un quartiere più centrale e apre un ristorante con cento coperti, prende un giovane e bravo chef e, in due tre anni, sfonda, si allarga il locale con un immobile confinante e d’estate apre una filiale sul mare.
Altri tre anni di successi e guadagni e quello che fu un pizzaiolo inaugura un ristorante di classe nel centro storico della città e in un salone meraviglioso di un prestigioso Palazzo nobiliare.
Continua la fortuna, il Ristorante ha uno chef da TV e si vede assegnare due stelle Michelin. Va alle trasmissioni televisive e il suo nome diventa un brand internazionale, soprattutto per alcune specialità locali. Fortuna, ricchezza, fama meritate. Il fu giovane pizzaiolo è sobriamente orgoglioso della sua piccola e prestigiosa azienda.
Passano gli anni, ma giorno dopo giorno, pur all’apice della notorietà, ha la sensazione che qualcosa non va. I clienti diminuiscono, il personale gli sembra meno coinvolto e spesso nervoso. Una sera di venerdì guarda il Salone e vede che solo tre tavoli su cento sono occupati.
Va a parlare con lo chef: “tutto a posto qualità e preparazione come sempre”. Parla con il ragioniere che gli conferma un calo del 70% dei coperti. Chiede se i camerieri sono sempre gentili: tutto bene.
Non si dà pace, perché non capisce. Esce in strada per prendere una boccata d’aria e di polveri sottili. Di fronte c’è un Mc Donald zeppo di ragazzini, aperto da 20 anni, rallegrato dai mille decibel degli hi fi che scuotono le loro cinquantine posteggiate sino alla terza fila.
Si avvicina a guardare e riconosce un suo vecchio cameriere in pizzeria, che ora è il Direttore del burger shop. Si riconoscono, si abbracciano, parlottano e il nostro Ristoratore di successo gli confessa i suoi guai.
Come può essere successo? Cosa di sbagliato non ho capito?
Il Burgermanager serenamente risponde: “Nulla hai sbagliato! Ma proprio per questo ti vogliono fottere. Sono proprio gli uomini e donne del tuo staff la causa di quello che ti succede. Il successo, amico mio, è sempre oggetto di invidia. Sono lo chef, il portiere, il maître e gli stessi camerieri che, appena possono, sussurrano ai clienti che hanno trovato un topo nel frigo, che tutto il pesce è congelato da mesi, che il vino è annacquato.”
E perché lo fanno? Ci perdono pure loro! – obietta il nostro ingenuo eroe.
“E no, tu li paghi bene, li hai messi in regola. Hanno risparmiato e in cooperativa vogliono prendersi il Ristornante”.
Garibaldi è distrutto: il disastro economico e la delusione per l’infedeltà di quelli che lui pensava essere i suoi fedeli collaboratori. Rientra nel Ristorante e si accorge che tutti i tavoli sono vuoti.
***
A questo punto sono quasi certo che i miei pazienti lettori avranno capito che questa, più che una storia, è una parabola.
Un insegnamento universale. Vale per i ristoranti di successo, vale per una moglie o un marito affascinanti, vale per un negozio di armi, vale per una casa chiusa. E – voi capirete – vale ancor di più per un Partito politico in tempi cupi come questi.
Amici, i miei piatti sono a tre stelle. Tranquilli.
In copertina. Photo by Henri Joubert on Unsplash
Nel testo. Photo by The Creative Exchange on Unsplash