
La Roma di oggi e quella di Andreotti a confronto
di Giovanni Rosciglione
Non mi contraddico: continuo a sperare che non ci sia alcun reato penale in questa storia della Giunta Romana. E ripeto il perché: Roma, la mia capitale, ha bisogno di uno Stadio nuovo. Ha bisogno di ritornare ad essere una Capitale Mondiale.

Ma voglio sottolineare alcuni non secondari aspetti di costume che emergono dalle intercettazioni, che mi riportano ai pirotecnici anni dell’impero Adreottiano, che si estendeva dal Colosseo a Piazza Pretoria.
Vi ricordate i baffetti di Evangelisti che, precedendo e seguendo il Divo nel suo “mortale andare”, rassicurava gli amici della consapevolezza del Capo con frasi affettuose come “a frà, che te serve?”.
Nelle intercettazioni dello scandalo del momento per lo stadio di Roma, il “Wolf” degli affari capitolini, incontrandosi dopo quattro giorni dalle elezioni con potenti esponenti della Lega, il Lanzalone de noantri, con un sorrisetto stretto, tranquillizzava i commensali sulla certezza della riuscita degli accordi con un “sto governo o famo noi”.
Sono sorpreso di come i Cinque Stelle recitano la fiaba della honestà? No. E vi dirò anche che non sono sorpreso della loro mediocrità.
Dedico questa mia breve riflessione al mio caro e un tempo apprezzato Massimo D’Alema, che, fino a qualche giorno fa, accusava Matteo Renzi di avere imposto al PD il rifiuto di una trattativa che ipotizzava un’alleanza con l’Azienda Casaleggio & C.
In quel caso, lo capite, anche la speranza di un Partito Democratico, o per lo meno di una opposizione più forte e popolare, sarebbe finita nella polvere degli elzeviri di Marchetto Travaglio.
Chiudo ricordando al concitato Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che occorre al più presto nominare un nuovo magistrato che riapra il processo sulle firme false della lista dei Cinque Stelle alle comunali di Palermo del 2012, per evitare che cada in prescrizione.
Sono certo che lo farà. Altrimenti, sto processo o famo noi?