Cosa si può imparare dalla balorda sconfitta Palermo-Foggia 1-2 in vista di due trasfrte difficili
di Gabriele Bonafede
Perdendo in casa con il Foggia, il Palermo è entrato in una fase complessa. Due sconfitte consecutive dei rosanero non si registravano dal 9 aprile 2017, dieci mesi fa. Quando il Milan piegò facilmente il Palermo per 4-0 a San Siro dopo la sconfitta interna subita dai rosanero contro il Cagliari. In realtà quella fu la quinta sconfitta di una serie che determinò la retrocessione di fatto, in un campionato sciagurato e segnato dal filotto incredibile di 11 disfatte nel girone d’andata. Memori di quelle sciagure, i tifosi del Palermo sperano che questa sia solo una “mini-crisi”: tornare alla vittoria da subito. Ma ci sono due trasferte consecutive e difficili, una a Perugia e l’altra a Vercelli.
Nella presente stagione, il Palermo si era ripreso bene dopo le uniche due sconfitte interne, con il Novara e con il Cittadella. Ma oggi, Coronado, che ha quasi sempre illuminato il gioco, mancherà per la prima trasferta. Il momento è complesso.
Imputare il brutto momento all’assenza di Cionek, ceduto nel mercato di gennaio, è quantomeno prematuro. A parte il fatto che un solo giocatore non può segnare così le prestazioni di un’intera rosa, senza Cionek il Palermo non ha fatto solo bene, ma persino benissimo. Vincendo senza incassare gol contro il Brescia, pareggiando nel difficile campo di La Spezia, espugnando Avellino per 3-1, dove Cionek entrò in campo ma si fece espellere, e vincendo anche la battaglia “all’ultimo calcio” di Cremona.
Per adesso, le lezioni di Palermo-Foggia vanno cercate altrove, anche perché il rientro di Rajkovic è ormai imminente (già convocato per Perugia), Struna è di nuovo disponibile e Ingegneri è in via di recupero. Considerando l’acquisto di Fiore, in casa rosanero c’è semmai abbondanza in difesa.
La prima lezione di Palermo-Foggia va forse cercata nell’atteggiamento presuntuoso. Segnalato, ad esempio, dall’incredibile calcione dato da Coronado a un avversario, poco dopo il gol del vantaggio siglato da Nestorovski su rigore. Che è costato rosso, gioco, partita e incontro.
Ma c’è stata ancora più presunzione nell’assetto tattico. Qui, Tedino, ha probabilmente commesso qualche errore, sottovalutando l’avversario. Il Foggia, che viaggia in medio-bassa classifica, in realtà è secondo nella speciale classifica in trasferta. Ed era quarto al suo ingresso in campo al Barbera, con un attacco secondo solo all’Empoli. Il Foggia va benissimo in trasferta e perde molti punti tra le proprie mura: è ultimo nella speciale classifica delle partite in casa. Vista la situazione, e la propensione a superbe prestazioni dei Satanelli fuori casa, era forse più prudente coprirsi meglio e non fare esperimenti pericolosi.
Eppure, Tedino è sceso in campo con un “doppio” centravanti, schierando dal primo minuto Moreo insieme a Nestorovski. Scelta forse plausibile con un avversario meno pericoloso e comunque nel caso in cui ci fossero stati i molti cross in area assicurati da Rispoli. Ma Rispoli non c’era, ed è entrato molto tempo dopo il primo minuto. Per giunta, dietro le due punte pure che hanno costantemente rischiato di pestarsi i piedi a vicenda (palesando peraltro poca propensione all’interdizione), Tedino ha schierato Coronado. E poi un centrocampo più offensivo che difensivo: Gnahoré e Jajalo, oltre agli esterni Aleesami e Rolando. Quindi con il solo Jajalo realmente a fare al contempo da interditore e propositore, con tutti i suoi limiti nella seconda mansione.
Infine c’è la lezione dei tifosi del Foggia. Arrivati al Barbera con un buon centinaio di supporter, gli ultras rossoneri hanno dimostrato grande sostegno alla squadra e anche grande sportività. Cosa rara nel calcio malato di oggi, hanno esposto uno striscione con su scritto “Salutiamo Palermo”. Non hanno mai insultato, e si sono offerti a un “quasi-gemellaggio” cantando “anti-catanesi” cori condivisibili, e condivisi, con i tifosi rosanero. Certo, il tifo foggiano ha un gemellaggio con il Lecce, a sua volta ultragemellato con il tifo rosanero.
Ma è comunque una lezione di sport. Che è andata avanti anche dopo la vittoria, netta e meritata, della loro squadra: nessun coro di scherno, nessuna provocazione, solo la meritata festa per i propri beniamini.
Questo è lo sport che vorremmo, magari con qualche coro di “chi-non-salta-è-qualcosa”, ma comunque senza insulti, senza razzismo, senza violenza, senza follie fini a se stesse. Anzi, con la cortesia di sentirsi ospiti non solo in senso calcistico ma anche in senso lato. Sarebbe bello se le cose andassero così anche in altri casi, con le rivalità di rito, per carità, ma entro i limiti della decenza, e magari con trasferte che siano una maniera per conoscere la città di turno da turisti: l’Italia è un paese stupendo, ogni città è da visitare, lo sport può fare molto se è sano. Sarebbero belle gionrate di amicizia per arricchire il campionato degli italiani.
E questa è anche una lezione sul piano dei possibili risultati. Perché è fin troppo evidente che il Palermo sembra penalizzato da un ambiente spaccato, non sempre corretto (anche contro il Foggia almeno una bomba-carta è scoppiata tra gli spalti), non sempre all’altezza perché fin troppo caricato di mugugni, sia pure per motivi condivisibilissimi.
Lasciando Bruno Tedino a fare il suo lavoro, che lo sa fare molto bene anche se a volte c’è l’umano errore di turno, a Palermo andrebbe compattato soprattutto l’ambiente. Sul campo, negli spogliatoi e, perché no, sugli spalti e in città.
In copertina, la Curva Nord del Barbera per Palermo-Foggia.