di Benita Licata
Gli studenti sono tornati in piazza, forse prima degli altri anni, con gli slogan “no allo sfruttamento”, “no alla schiavitù”, contestando l’alternanza scuola lavoro prevista dalla legge 107.
La legge 107, la così detta “Buona Scuola” ha introdotto l’obbligo di 200 ore da svolgere per gli studenti, sotto la vigilanza e responsabilità della scuola frequentata, presso associazioni enti etc., in assetto lavorativo non retribuito per la verità per istituti professionali e negli istituti tecnici. Per la maggior parte dei casi erano previsti apprendistati più o meno lunghi.
La novità è l’introduzione dell’alternanza scuola lavoro anche nei licei ma me sembra che tirare le somme il primo anno è abbastanza prematuro. Questi ragazzi hanno riflettuto e, soprattutto, questi adulti, genitori o docenti che siano, hanno riflettuto su quali siano le vere sfide di una scuola al passo con i tempi?
Leggevo una osservazione di un pedagogista che diceva che se un uomo dell’800 fosse catapultato ai giorni nostri resterebbe di stucco trovando auto, uffici, bancomat etc. Ma se entrasse in una scuola saprebbe dove si trova dai banchi, dalla lavagna, dai libri, dai quaderni… La scuola italiana è rimasta immutata ed ancora ci sono resistenze all’ uso dei tablet e dei computer nella didattica.
La scuola del ‘900 preparava al lavoro in una società classista e poco industrializzata, oggi il mercato del lavoro richiede delle competenze diverse. Secondo la Banca Mondiale nei prossimi dieci anni entreranno nel mondo del lavoro un miliardo di giovani ma il 60% di questi lavori sono assolutamente nuovi.
C’è una fortissima disoccupazione giovanile e c’è un forte disequilibrio (mismatch) fra domanda e offerta. E sicuramente questo è in parte dovuto al mancato collegamento tra scuola e lavoro. Per questo, in Francia, in Spagna e in Germania la alternanza scuola lavoro c’è, con modalità di attuazione diverse, da tempo.
Comparando dei dati, per esempio, con la situazione in Germania non si può non riflettere: la disoccupazione giovanile in Italia fra i giovani (19-29 anni) è il 31,6%, in Germania il 6,9. I giovani che fanno apprendistato in Italia sono il 3,7%, in Germania il 22,5 % (fonte Eurostat). Certo, la maggiore capacità di occupazione in Germania non deriva solo dalla alternanza scuola lavoro. Ma in qualche modo aiuta a ridurre il peso della disoccupazione giovanile attraverso il miglioramento delle “soft skills” nei giovani.
Mi viene un sospetto: cari ragazzi vi hanno forse detto che dovevate potenziare le vostre “soft skills” e a voi è sembrata una parolaccia?
Niente panico, tornate in classe, le soft skills sono le competenze trasversali, sono quelle competenze che difficilmente imparerete sui banchi e sui libri. Ma sono competenze che vi saranno utili per il vostro lavoro futuro. Sono la capacità di pianificare e organizzare, sono la capacità di essere intraprendente ed avere spirito di iniziativa, la capacità di confronto e di ascolto, la capacità che permette di trovare le migliori soluzioni ai problemi (problem solving), la capacità e la disponibilità a lavorare in team. E, ove possibile, la capacità di crearsi una leadership per cercare di condurre, motivare, trascinare gli altri.
Cari ragazzi tornate a scuola, perché studiare è importante per il vostro futuro. E se le alternanze scuola lavoro organizzate per voi non vi convincono (e purtroppo può succedere), fate assemblee, parlatene con i docenti, fatevi valere con i vostri rappresentanti nei consigli di classe e di istituto. Avete marciato con striscioni sui quali avete scritto gli slogan che ho citato all’inizio.
Bene, vorrei convincere voi e chi la contesta che l’alternanza scuola lavoro serve proprio per far valere i vostri slogan: perché nel vostro lavoro futuro, non siate né “schiavi” né “sfruttati”.
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