di Gabriele Bonafede
L’Accademia della Crusca ha da tempo stabilito che, pare, si possano chiamare indifferentemente arancine o arancini. A Palermo, però, si chiamano esclusivamente e strettamente arancine, al femminile. Tutti le conosciamo, le apprezziamo, quelle arance di riso ricoperte da un sottile strato dorato. Condite in vari modi, anche se quelle “classiche” e “di rito” sono accarne o abburro.
Gaffe imperdonabile, chiamarle arancini a Palermo, ancorché permesso dalla lingua italiana. Eppure, Dolce&Gabbana le “appellano” arancini proprio nella loro pagina ufficiale. Ed esattamente dove parlano di Palermo in un post dal titolo “10 motivi per visitare Palermo”: http://www.dolcegabbana.it/discover/10-motivi-per-visitare-palermo/
Tutto questo nei giorni in cui stanno elevando Palermo a sito scenografico per le loro creazioni d’alta moda, con tanto di eventi esclusivi e “scruscio” mediatico mondiale.
Ma non è finita qui. Forse è ancora più grave la serie di gaffe contenute nel loro post. Non solo per le arancine chiamate alla catanese “arancini”. Ma anche perché Dolce&Gabbana indicano solo 10 motivi per visitare Palermo, e per giunta due di questi sono fuori Palermo: Monreale e la riserva dello Zingaro. Ne rimangono otto solamente, dei quali un paio non si potranno apprezzare liberamente in questi giorni perché a esclusivo uso di loro e dei loro amici e clienti VIP.
Per fortuna a Palermo ci sono invece almeno 100 cose da vedere, e altrettanti motivi per visitare, come dimostrato da una più fortunata (e culturale) manifestazione annuale e cioè “Le vie dei Tesori”. Una manifestazione creata proprio per far conoscere le innumerevoli occasioni di turismo e di visite artistiche nella città della Conca d’Oro.
Si tratta solo di piccole gaffe a fronte di grandi vantaggi grazie all’iniziativa palermitana di Dolce&Gabbana. Grazie alla loro presenza infatti, a Palermo sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno. I muti potranno parlare, mentre i sordi già lo fanno.
Si prospettano giorni felici e una nuova era di prosperità per una città che con la moda diventerà l’ombelico del mondo, alla faccia di Jovanotti e i suoi fans. Qualcuno ha già incitato Dolce&Gabbana, che pare abbiano speso ben 26 milioni di euro per le loro sfilate di Palermo, ad acquistare il locale club di calcio ancora in mano a Zamparini.
Con 26 milioni ci verrebbero almeno un paio di attaccanti tali da assicurare l’immediata promozione in serie A. E se Dolce&Gabbana li spendono per quattro sfilate di moda in città, figuriamoci se non possono comprare il club rosanero per intero, magari accodandosi a qualche tatuato fondo d’investimento con base operativa all’estero…
Nel frattempo, visto che alcuni luoghi di Palermo sono sicuramente da visitare, aggiungiamo alla lista “curtuliedda” di Dolce&Gabbana qualcosina in più, a beneficio di palermitani e non, di turisti e non-VIP.
I due stupendi stilisti parlano infatti di 10 motivi, che poi sono 8, per visitare a Palermo: La Cattedrale di Palermo e l’altare dedicato a Santa Rosalia, I mercati rionali, I mosaici (però una parte importante di questi è a Monreale), I Quattro Canti, L’Opera dei Pupi, Cannoli-Cassate-Granite… (attenzione, le granite sono una specialità messinese e della Sicilia orientale… e, ripetiamo, non azzardatevi a chiamare le arancine al maschile se siete a Palermo), I giardini, L’itinerario arabo-normanno, La Riserva dello Zingaro (che però è in provincia di Trapani), Il Teatro Massimo.
Completiamo dunque con qualcosina in più, a mo’ di lista e senza descrizioni e commenti per motivi di spazio. D’altronde, lo spazio è lo stesso motivo che ha prodotto le inutili polemiche di questi giorni sulle sfilate palermitane di D&G.
La lista è buttata qui a casaccio e a memoria, parzialissima e non in ordine di priorità. E cercando di non fare duplicazioni con i 10 motivi indicati dai due stilisti. E nemmeno con le “location” delle loro sfilate (che potrebbero essere off-limits in questi giorni).
Ed ecco, finalmente, la nostra parzialissima lista di motivi per visitare Palermo: Monte Pellegrino con annessi e connessi, Mondello con annessi e connessi, Piazza Marina con il Giardino Garibaldi e le magnolie giganti, Palazzo Steri sede del rettorato, la Cala (antico porto di Palermo), Santa Maria della Catena là vicino, Porta Felice, il Castello di Maredolce, il Castello Uscibene, il Politeama Garibaldi e Via Libertà, Palazzo Abatellis con relativo Museo, la Chiesa della Gancia e tanto altro lì intorno, Piazza San Domenico, il Museo archeologico Salinas, Palazzo Branciforte e il suo museo, Villa Whitaker, Villa Malfitano, il Teatro Garibaldi, lo Spasimo, Piazza Kalsa e Porta dei Greci con le chiese circostanti, i palazzi nobiliari di Via Butera (compreso quello dove visse l’autore del Gattopardo, Tomasi di Lampedusa).
E ancora, il Cassaro e Piazza Bologni, Palazzo Riso, la chiesa di Casa Professa, il complesso della Biblioteca Comunale, le porte storiche della città come Porta Sant’Agata e altre, la chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo, una serie lunghissima di chiese e chiesette sparse per tutto il centro storico, una serie lunghissima di palazzi spettacolari sparsi per tutto il centro storico e oltre, Piazza Rivoluzione con il Genio di Palermo, la Chiesa di San Francesco con relativa focacceria e pane ca’ meusa e… arancine.
E non dimentichiamoci il villino Florio e le numerose architetture e opere in stile Liberty sparse per Palermo, il Giardino Inglese, Villa d’Orleans, Villa Niscemi, Villa Lampedusa, Villa Pantelleria e innumerevoli altre ville, magari meno conosciute, in quelli che erano una volta i sobborghi di Palermo sette-otto-novecentesca, …
Senza dimenticare le amenità dei dintorni di Palermo, sempre ricadenti nel territorio comunale, come Sferracavallo, Capo Gallo, l’Addaura e le borgate marine (tralasciando Villa Igea e il Villino Florio all’Arenella, certo), Monte Cuccio, etc.
E tanti, tantissimi altri motivi, evitando accuratamente le zone nelle quali Dolce&Gabbana lavorano per il radioso futuro socio-economico e culturale di Palermo.
Naturalmente, dappertutto si potranno gustare le innumerevoli prelibatezze dei dolciumi e del cibo “da tavola” e “di strada” palermitano. Comprese le arancine, ma mai e poi mai i catanesi arancini.
In copertina, marionette al Museo Pasuqalino. Foto di Igor Petyx per Le Vie dei Tesori, così come la Cappella Palatina e Villa Maflitano nel testo. La foto nel testo di Palazzo Steri è invece di Giulio Azzarello. Tutti i diritti riservati.
1 thought on “Le incredibili gaffe di Dolce&Gabbana su Palermo, tra “arancini” e monumenti”