
di Giovanni Rosciglione
Sabato scorso, per recarmi al Cinema Igea ho posteggiato nell’attigua piazzetta. Chiudo l’auto, alzo gli occhi e mi sovviene all’improvviso un piccolo fatto delle piccole cronache della nostra piccola Palermo.
Ricordo benissimo: era la fine degli anni 80. La mafia era, tanto per cambiare, l’argomento ricorrente delle cronache quotidiane. Il periodo era quello degli omicidi eccellenti (giornalisti, politici, prefetti, magistrati).
Chi era impegnato nel sociale o in politica, quasi ogni giorno, aveva l’appuntamento di rito con la manifestazione di protesta, di lutto, di presidio e solidarietà o il convegno di analisi dello stato dei fatti.
Fu proprio in quell’infuocato periodo che, tra le tante, venne fuori la notizia che nottetempo avevano bruciata l’auto del Parroco della chiesa di Maria Santissima della lettera, nel mafiosissimo quartiere dell’Acquasanta (una vera “cantera” di killer).
Il parroco (non ricordo con esattezza il nome) era un giovane dal viso paffuto, bonario e vivace, che si era già distinto per coraggiose prese di posizione contro la criminalità organizzata del suo quartiere.
Nel pomeriggio, con un passaparola efficientissimo, si organizzò una manifestazione di solidarietà nello spazio antistante la chiesa.

Un migliaio di persone sotto un improvvisato palchetto, dal quale un giornalista (anche di questo non ricordo il nome) e il Sindaco di allora (del quale è impossibile dimenticare il nome) condannarono l’accaduto con nobili parole e portarono solidarietà al parroco a nome di tutta la cittadinanza.
Anche il sacerdote prese la parola e, commosso, ringraziò i presenti e rassicurò che nulla, nessuna minaccia, l’avrebbe dissuaso dal continuare nella sua eroica missione religiosa e civile.
Ricordo anche che si diede il via ad una colletta pubblica per ricomprare la vettura distrutta.
Dopo qualche settimana – così, senza molto scalpore – si venne a sapere che l’auto dell’impavido parroco era stata bruciata dal fratello di una ragazza, con la quale il religioso intratteneva un’affettuosa relazione.
Il giovane si dimise (o lo dimisero, non si sa!) da prete, a quanto mi ricordo sposò la ragazza e la questione finì lì!
Nulla di male: la carne è carne, e io non sono vegano.
Il fatto è che, in occasione dei 25 anni dalla strage di Capaci, ho rivisto il simpatico e focoso ex parroco: indossava una maglietta con il logo di una rinomata Associazione di “Antimafia da passeggio” e si capiva che era uno degli organizzatori.
Non è che mi sia stupito più di tanto, ma, insomma, non è che ci sia rimasto proprio bene.
Almeno l’auto potrebbe restituirla.