di Gabriele Bonafede
Orlando lancia la sua campagna elettorale per essere riconfermato Sindaco di Palermo snocciolando cifre e risultati: grandiose, eccellenti, fumanti brioche. Ma se parliamo di pane, siamo a mare. Non ce n’è. Ed è necessario rivolgersi ad altri panifici, o altre città, altri Paesi, come testimonia una forte emigrazione che sembra aumentare anziché rallentare, soprattutto tra i giovani.
Bel comizio, quello di Orlando al Golden in una domenica in cui tutti i giornali sono pieni delle scemenze di Trump sulla migrazione: parte bene dicendo che Palermo è città dell’accoglienza. Vero, sia pure fino a un certo punto. E mette su uno slogan quasi nuovo e provocatorio “Il sindaco lo sa fare?” Con l’aggiunta del punto interrogativo rispetto al fortunato slogan che lo aveva aiutato ad essere rieletto a furor di popolo nel 2012.
Sa parlare, Orlando. E sa anche amministrare. Tutti sappiamo che il sindaco lo sa fare eccome. Con tutti e contro tutti, per Palermo, che è “il suo partito”, con libertà, con grandi temi, anche internazionali. E sforna, con l’aiuto di un proiettore le sue grandiose brioche di fronte a una festante platea di ogni tipo di palermitano: i “successi” delle “partecipate” comunali, benché l’Amat (trasporti pubblici) sembri decotta, il successo della bella discarica di Bellolampo, le bicilette e le loro corsie, il car-sharing, il turismo, le belle feste e le belle mostre di se stessi, il teatro, la cultura, il tram bello nuovo, la Favorita, la ZTL, e tanto altro.
Tante belle cose, tante belle brioche che portano Palermo anni luce avanti alcune città, come la capitale, dove voragini e munnizza, fisica e non fisica, sembrano imperare incontrastate. Ed è giusto, doveroso, amare Palermo, anche con un pizzico di presunzione, più che di “autostima”, che è invece la parola utilizzata nel suo discorso. “Palermo non è governata dalla mafia” dice, pur ammettendo che la mafia a Palermo ancora esiste. A ben guardare, nei cinque anni passati se ne sono viste di cotte e di crude, persino dalle parti della Magistratura.
Ma se Palermo si ammucca le brioche, rimane il fatto che non ci sia il pane. La disoccupazione non solo non è diminuita, ma è aumentata. E in maniera più consistente che altrove. Chi vuole lavorare ed è abbastanza giovane per trapiantarsi altrove lo fa. Nel 2012 Orlando aveva promesso di riportare i palermitani di successo dall’estero e convincerli a reinvestire a Palermo. Se ne sono visti molto pochi. Le imprese diminuiscono, i palermitani che erano all’estero ci sono rimasti e si guardano bene dal tornarci se non per necessità, e chi è ancora a Palermo, per nascita o per scelta, tende ad andare all’estero o nel resto d’Italia.
A vedere meglio le stesse brioche si scopre che, sotto il sottile strato dorato che vediamo all’esterno, c’è una consistenza di dubbia qualità. A partire dalla brioche più costosa di tutte, una vera e propria torta ai sette veli: il tram. Che non passa dal centro e quindi si avvia, se non lo è già, ad essere un disastro economico e finanziario spaventoso e quasi esclusivamente decorativo.
Brioche appena uscita dalla cottura, calda calda come lo sfincionello che passa la mattina sulla lapa, il tram è incoerente dal punto di vista economico e urbanistico. Già da modificare nel giorno dell’inaugurazione necessita di ulteriori, costosissimi, investimenti per renderlo economicamente e urbanisticamente valido. Finché non sarà razionalizzato, il tram non è nemmeno una brioche, ma solo il suo costoso e imperioso giummitello finale.
Palermo applaude comunque Orlando, in panorama politico cittadino senza partiti e senza politica. Da un certo punto di vista fa bene, perché quanto meno Orlando rappresenta un punto di riferimento, al centro del Mediterraneo, per una politica dell’accoglienza anziché dell’odio.
Il che, benché possa sembrare una brioche più superficiale delle altre, è persino molto. Nell’abbufalato mondo di oggi.
Ma attenzione, a forza di dare brioche al posto del pane succedono rivoluzioni. Non sempre decorative. E qui va evidenziato un discorso più grande. Non è del Sindaco dare pane e lavoro. Il Sindaco deve amministrare e migliorare le condizioni in cui opera l’impresa, per rendere gli investimenti corposi e produttivi in città. Ma questo, e dispiace dirlo, è mancato in molti settori.
Nella Palermo senza partiti caldeggiata dalla campagna elettorale di Orlando (e dei suoi maggiori avversari), le “rivoluzioni” del populismo, dell’odio, delle bufale, dell’intolleranza, del peggio, sono in agguato.
Giusto, Orlando parla anche di futuro e di svolta per Palermo, forse intendendo più pane, o meglio, più capacità di Palermo ad attrarre investimenti. Sebbene sia ironico, visto che ha governato questa città quasi senza interruzione per più di trent’anni, affidarsi proprio a Orlando per una ipotetica svolta in questo senso. Ci si chiede, aldilà dei discorsi elettorali, è un bene dare ancora fiducia a Orlando?
Agli elettori l’ardua sentenza.
In copertina, Orlando gioca a cricket. Foto di Anna Fici.