di Gabriele Bonafede
Una delle cose più tristi emerse dalle elezioni americane 2016 è l’esercizio di discrasia elettorale che hanno commesso milioni di donne americane.
Non perché non hanno votato Hillary Clinton, per carità. Ognuno ha le proprie convinzioni politiche e in democrazia il voto è libero e segreto, con risultati che sono quello che sono. Persino quando la persona più votata non è stata eletta. E sarebbe profondamente sbagliato non rispettare la scelta di milioni di donne che hanno votato a prescindere dal candidato scelto nell’urna.
Ma fa specie perché milioni di americane hanno preferito un individuo che non fa mistero del proprio sessismo. Uno che utilizzerebbe parole umilianti nei confronti delle donne, anche nella propria cerchia familiare.
La quantità di voti espressi dalle donne americane per uno che si vanta di prenderle per quel posto fa specie. È un dato semplicemente sconfortante e testimonia un fatto acclarato: “l’uomo è il peggior nemico dell’uomo” e la cosa, sciaguratamente, vale anche per una gran parte delle donne.
Da ora in poi, e per quattro lunghi anni, c’è un rischio molto grave. Purtroppo. Ed è quello dell’emulazione. Il faccione di Trump apparirà sempre più spesso nei media, su internet, e un poco ovunque. E ogni volta che apparirà, oltre ad essere inviso a molte nell’altra metà del cielo, potrebbe istigare qualche specie di uomo dallo spirito debole a maltrattare, tra gli altri, le donne. Non solo negli Usa, ma in tutto il mondo. Certo, speriamo di no. Ma il pericolo c’è.
Come per altri argomenti e altre follie dette in campagna elettorale, il presidente-eletto degli Usa dovrebbe fare un bel poco di marcia indietro. Dovrebbe innanzitutto chiedere scusa pubblicamente, e possibilmente molto spesso, alle donne americane e alle donne di tutto il mondo. Se non per propria convinzione, per lo meno per ridurre il rischio di emulazione alle sue espressioni più infelici nei riguardi di metà della popolazione.
Lo farà? Dalle palesi ritrattazioni e riduzioni riguardo ai principali “cavalli di battaglia” coltivati durante la sua deleteria campagna elettorale, forse c’è qualche speranza. Ma che lo faccia quanto prima. Magari oggi, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Purtroppo, alcune scelte della sua squadra di governo non sono incoraggianti. Per niente.