
di Daniele Billitteri
Nel mio quartiere ci sono una poco di cani. Di tutti i tipi, di tutte le razze. Di più sono quelli che non sono né grandi e né piccoli nel senso che non sono rocksciar ma nemmeno cani lupo. Ci sono vorpini che però non si usano più tanto e geccrassel che per ora sono di grande moda manco s’iddu fussiru un paio di scarpe a polacchina. Ovviamente sono tutti cani di casa. Alcuni li tengono sempre al balcone e ci passa la vita a fare avanti e n’arrieri e ad abbaiare a tutti quelli che passano, specialmente a quelli coi cani e io lo so perché quando passo con Diego c’è un concerto come se i musicanti sarebbero spartuti in tante finestre e vanno suonando mano mano che lo spettatore ci passa di davanti.

Poi c’è a scinnuta e questi cani parlano tra di loro con la pipì. E’ inutile ca vi schifiati perché la natura ci ha dato questa possibilità. Mettiamo che uno di questi cani passa e lascia una spruzzatina a una punta di cantoniera. E’ la sua mnaniera per dire: “Amici miei, assira mi rettiru un piatto di porpette che non si potevano levare dalla bocca”. E magari passa Diego e sente questo discorso e, sempre attraverso una pisciatina, risponde: “Complimenti io invece capoliato mmiscato coi croccantini ma ci ho detto sempre al Rais di mettercelo un poco di parmiggiano che a me mi piace assai”.
Ma non sono tutte rose e fiori perché il mondo cane non è tanto diverso da quello dei cristiani. Nel quartiere ci sono due randagi. Una coppia: lui grande e grosso di colore miele con un testone troppo bellissimo e lei un poco più piccola tutta nera col pelo lungo lungo e una striscia bianca sul petto. Non si chiamano. O meglio, per tutti sono Iddu e Idda. Non li incontro spesso perché forse se la fanno a parte dei giardini della Zisa. Ma sicuramente dalla zona passano sempre insieme perché Diego ogni giorno si va a informare come stanno e per farlo va a ciarare una cabbina telefonica di via Marco Polo.
Io mi immagino ca Iddu e Idda ci raccontano a tutti dove hanno stato con chi si hanno raggiunto, a quanti picciriddi ficiru scantari e a quanti, molti di più, ci ficiru priu. Ogni tanto ci sono racconti di pericoli, di boiacane, di male persone che li assicutano magari perché ci hanno pisciato la ruota di qualche motore regolarmente posteggiato sopra il marciapiedi. Stasera Diego è passato dalla cabbina e ci siamo accorti che non c’era più: la smontarono perché ormai coi telefonini nessuno usa più le cabbine del telefono. Diego mi taliò come a dire: come finì? E io ci allargai le braccia.
Ma lui da lì non si voleva muovere e allora capii che non era per il fattore della cabbina. Diego ciarava il punto preciso dove Iddu e Idda lasciano la loro corrispondenza. A un certo momento Diego si misi a chianciri e l’ho dovuto tirare per ritornare a casa. Appena ci siamo arritirati Diego si andò a mentere sopra il divano e mi guardò con gli occhi tristi. Domani con la mattinata mi vado a fare un giro ai giardini della Zisa. E vediamo se incontro Iddu e Idda.
In copertina, il cane Oscar festeggia la promozione del Palermo in serie A. Foto di Gabriele Bonafede