di Viviana Di Lorenzo
Quando si parla dei De Filippo si pensa subito al Teatro, essi sono divenuti simbolo della creatività, della profndità di pensiero, dell’ingegno e della bravura di un’intera famiglia dedita all’arte, alla scrittura e realizzazione di opere, capaci di emozionare ancora oggi il pubblico e i cultori del teatro. Artisti con la A maiuscola, interpreti di storie tuttora molto attuali, che portano lo spettatore a riflettere sull’animo umano e le sue sfaccettature, con un tocco di ironia ed amarezza. È per questo motivo, che la perdita prematura di Luca De Filippo, avvenuta il 27 novembre, a soli 67 anni, ha lasciato molti senza parole e con un senso di vuoto, di mancanza, che non sarà facile colmare.
Aveva appena festeggiato i 60 anni di carriera, cominciata a soli 7 anni, con il padre, il grande maestro Eduardo De Filippo, che lo volle come interprete del piccolo Peppiniello in “Miseria e nobiltà”. Da quel momento in poi Luca, ha interpretato diversi ruoli, sia nelle opere del nonno Eduardo Scarpetta, che del padre, ma anche di altri grandi del teatro come Pirandello, Beckett e Molière, tirando fuori la sua versatilità e la capacità di saper spalleggiare il padre nel rispetto dei tempi tipici del teatro, da quelli ironici a quelli più melanconici. Ha avuto la fortuna di essere diretto in moltissime occasioni dal padre, dal quale ha ereditato la sua capacità di muoversi sul palco interpretando i personaggi, con le loro emozioni e sensazioni, con naturalezza e trasmettendo agli spettatori l’impressione di assistere a storie reali, che prendevano vita di fronte a loro.
Basti pensare all’opera “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, e al famoso dialogo tra un papà, dedito con una certa maniacalità, ogni anno alla costruzione del presepe, che lo vede impegnarsi ad ingegnarsi, per ottenerne uno ogni volta più bello, e un figlio, che non condividendo l’importanza del presepe, non fa che denigrarlo di fronte al padre. Quest’ultimo, imperterrito insiste con il chiedergli: “Te piace ‘o presepio?”, sperando che la risposta del figlio possa cambiare e non si stanca di sentirgli dire ogni volta un “no” secco, fino a quando alla solita domanda “Te piace ‘o presepio?” detta dal padre ormai in punto di morte, il figlio risponde finalmente con un “si”. Questa è una delle tante scene rimaste nella memoria di molti, anche grazie alla televisione, che ha reso “Natale in casa Cupiello”, uno dei grandi classici che accompagna il Natale.
Dopo la morte di Eduardo, ha messo in scena molte delle opere già interpretate con lui, donando agli spettatori, una serie di emozioni suscitate anche dalla notevole somiglianza fisica e vocale di Luca, con il padre, che quasi permetteva agli spettatori di rivivere le scene con entrambi i protagonisti sul palco.
Luca De Filippo, come il padre era impegnato in campo sociale e civile, infatti aveva a cuore i ragazzi a rischio, per i quali aveva creato la Fondazione Eduardo De Filippo; insegnava recitazione ai giovani del San Ferdinando, teatro della città di Napoli, nonostante ritenesse il mestiere dell’attore “duro, selettivo e cattivo”.
Figlio d’arte, l’appartenenza ad una famiglia così importante, non gli era mai pesata, anzi ne era fiero, consapevole dell’affetto dimostrato dagli italiani, che dopo tanti anni accoglievano con piacere le opere teatrali interpretate da Luca. È per questo motivo che oggi, mentre si terranno i funerali laici a Roma, al Teatro Argentina, che aprirà le porte alle 14:30, il sindaco Luigi de Magistris ha disposto la proclamazione del lutto cittadino a Napoli.