di Gabriele Bonafede
Da tempo aspettavamo una raccolta di storie brevi di Marco Pomar e siamo stati accontentati. Con La Memoteca, (pubblicata da Gruppo Editoriale Novantacento, 160 pagine), Marco ci fa riflettere sulla psiche tipica del quarantenne italiano, anzi meridionale, anzi palermitano, di oggi. E lo fa con uno stile che appare sempre più convincente e più piacevole di pagina in pagina, di storia in storia, mentre la lettura va avanti.
Pur partendo da cliché molto conosciuti al lettore rapido di oggi (Camilleri e altri), propone, via via, un proprio stile che ricorda le magnifiche Comédias Da Vida Privada di Luís Fernando Veríssimo traslate dall’ambiente brasiliano a quello siciliano. La stessa ironia caustica e lo stesso ritmo spedito ci deliziano insieme a un divertente cinismo nello spacchettare e osservare i comportamenti umani più tipici e quindi, paradossalmente, più inaspettati.
Tra amori urbani e relative (degradanti) scaramucce, piccoli-grandi compromessi della vita in una città troppo dipendente dal politico di turno, ricerca infinita del partner perfetto, vacanze da imbecille e descrizioni di villaggi immaginari dal comportamento estremo, Marco ci fa ridere delle miserie umane che tutti conosciamo e vorremmo sempre evitare: tutto Verissimo, come l’autore brasiliano di riferimento. Un riferimento assolutamente involontario, provato con domanda precisa e investigativa all’autore, che conferma di non averlo mai letto. E quindi dimostrando che è tutta farina del suo sacco, totalmente originale e in prima mondiale.
Come altri sagaci osservatori della realtà, nelle poche pagine di ogni piccolo racconto, Marco ci costringe a ridere di noi stessi e delle situazioni odiose e ridicole nelle quali non vorremmo mai trovarci. “La Memoteca”, in effetti, parte come un viaggio sistematico e ironico nelle sensazioni e nei fatti della propria memoria.
Ma è una memoria particolare, fin dalle prime battute: quella rifiutata dallo stato conscio e debitamente relegata nell’inconscio. E che si ostina a riapparire nonostante i nostri sforzi per censurarla quanto più possibile. Per questo, molti racconti sembrano rappresentazioni oniriche cinicamente analizzate.
Leggendo La Memoteca, si deve ammettere a se stessi che la psiche tende a difendere i meccanismi comportamentali di ogni uomo (e donna!) e a dare, inconsciamente e ostinatamente, un senso a tutto, anche quando è insensato farlo. E proprio quando non si può dare un significato soddisfacente a tutto, Marco è abile a rivoltare il coltello nella piaga finendo per farci ridere, consapevolmente o meno, degli sventurati eroi dei suoi racconti.
Ne consegue che il palermitanissimo gusto del paradosso, anche nella lingua parlata, anche quando è evidentemente un falso acclarato, una caricatura della realtà, è utilizzato da Marco senza pietà e quindi con rinnovato assenso alle conclusioni non scritte ma che il lettore trae da sé.
Senz’altro da leggere, magari in spiaggia e a volte pure a voce alta con gli amici, spero che La Memoteca di Marco Pomar accompagnerà molti in questa estate siciliana che si profila a costi bassi, come quello necessario per acquistare il volume. E alla fine della lettura, resterà la voglia di scoprire la prossima raccolta di piccoli racconti dello stesso autore.
Il volume è stato presentato da Daniele Billitteri e Mario Pintagro a Una Marina di Libri” a Palazzo Steri, Domenica 3 giugno 2012 alla presenza dell’autore, e con letture di Elena Pistillo.
Auguri a Marco e grazie per il divertimento!